Gaio Sallustio Crispo

TRADUZIONI

 

   Lo storico romano Gaio Sallustio Crispo nacque ad Amiternum, nella Sabina, nell’86 a.C. La sua famiglia, benchè non fosse di origine patrizia, era di condizioni sufficientemente agiate e questo gli consentì di trasferirsi a Roma per i suoi studi, dove ci sembra di poter ricostruire che abbia frequentato il circolo di Nigidio Figulo, filosofo neopitagorico, conosciuto anche per la particolarità dei suoi interessi e per la nomea di stregone che lo accompagnò. Sallustio, come ammette egli stesso, fu ben presto attratto dalla vita politica: De con. Catilinae, III,3  Sed ego adulescentulus initio sicuti plerique studio ad rem publicam latus sum, ibique mihi multa aduorsa fuere. Nam pro pudore, pro abstinentia, pro uirtute audacia, largitio, auaritia uigebant. Quae tametsi animus aspernabatur insolens malarum artium, tamen inter tanta uitia inbecilla aetas ambitione conrupta tenebatur; ac me, cum ab reliquorum malis moribus dissentirem, nihilo minus honoris cupido eadem qua ceteros fama atque inuidia uexabat.Ma io all'inizio, da giovane, come la maggior parte dei miei coetanei, fui portato dalla passione ad interessarmi alla vita politica, e lì mi capitarono molte sventure. Infatti al posto dell'onestà, del disinteresse e dell'onore erano in vigore la sfrontatezza, lo spreco e l'avidità. E, sebbene il mio animo disprezzasse tali cose, non avvezzo a comportamenti disonesti, tuttavia l'età debole fra tanti vizi era tenuta prigioniera corrotta dall'ambizione. Ma, sebbene dissentissi dai malvagi modi di fare degli altri, nondimeno mi tormentava lo stesso desiderio di successo che tormentava gli altri, esponendomi a maldicenza ed odio.”. Tuttavia, non abbiamo notizie certe anteriori all’anno 52, quando – allora si trovava ad essere tribuno della plebe - si schierò contro Milone, l’uccisore di Clodio. L’inimicizia di Sallustio verso Milone ( che fu difeso da Cicerone ) testimonia un’avversione sul piano politico, ma esistevano anche dei "precedenti" sul piano strettamente personale ( Sallustio, infatti, aveva avuto una relazione con la moglie di Milone ). 

    Nel 50, mentre come legatus pro praetore si trovava in Siria, Sallustio venne espulso dal senato per indegnità ( probri causa ): un provvedimento originato pare da inimicizie politiche ( Svetonio ci parla di un ‘pamphlet’ fatto circolare contro di lui da un liberto di Silla che lo definiva “ghiottone, ciarlatano, depravato, ignorante plagiario dello stile degli arcaici e di Catone”). Sallustio fu quindi questore nel 49, pretore nel 47; fu al fianco di Cesare, che lo reintegrò nell’ordine senatorio, fino alla sua tragica morte. Nel 46 ottenne il proconsolato di Numidia, che dovette amministrare davvero onestamente, se è vero che vi fece ritorno con ricchezze tali che gli permisero di acquistare una dimora fastosa, circondata da splendidi giardini, gli horti sallustiani, che in seguito divennero dimora degli imperatori. Morto Cesare, si ritirò a vita privata, dedicandosi interamente all’otium letterario e componendo le due monografie e le Historiae. 

    L’abbandono della carriera e della vita politica segnò, come scrive lo stesso Sallustio, un ritorno alle antiche abitudini:  De con. Catilinae, IV, 1-5

IV. Igitur ubi animus ex multis miseriis atque periculis requieuit et mihi reliquam aetatem a re publica procul habendam decreui, non fuit consilium socordia atque desidia bonum otium conterere, neque uero agrum colundo aut uenando, seruilibus officiis, intentum aetatem agere; sed a quo incepto studioque me ambitio mala detinuerat, eodem regressus statui res gestas populi Romani carptim, ut quaeque memoria digna uidebantur, perscribere, eo magis quod mihi a spe, metu, partibus rei publicae animus liber erat. Igitur de Catilinae coniuratione, quam uerissume potero, paucis absoluam; nam id facinus in primis ego memorabile existumo sceleris atque pericoli nouitate. De cuius hominis moribus pauca prius explananda sunt, quam initium narrandi faciam.  

Dunque, quando, dopo tante miserie e pericoli, il mio animo trovò pace e decisi di vivere gli anni che mi rimanevano lontano dalla politica, non mi proposi di sprecare il tempo libero nel torpore e nell’inerzia, né di passare la vita intento a coltivare un campo o a cacciare, attività degne di uno schiavo, ma, tornato a quel medesimo proposito ed intenzione dai quale un’ambizione che portava alla rovina mi aveva distolto, decisi di scrivere la storia del popolo romano per monografie, a seconda che ciascuna mi sembrasse degna di essere ricordata; tanto più che il mio animo era libero da speranza, timore e da lotte fra le parti. Dunque tratterò in breve, avvicinandomi quanto più possibile al vero, la congiura di Catilina ; infatti io penso che quest’ultima impresa sia veramente degna di essere ricordata, per la novità dell’azione criminosa e del pericolo. Prima di iniziare la narrazione, devo fare alcune spiegazioni a proposito del carattere di quest’uomo.”.  

    Le parole dello storico sono davvero interessanti per diverse ragioni. In primo luogo, si ha la giustificazione dei motivi che hanno indotto Sallustio ad abbandonare la politica per dedicarsi alla letteratura; in secondo luogo viene indicata con chiarezza la scelta del tipo di ricostruzione storica, quella monografica ( carptim ), ben diversa dal metodo annalistico. Infine, il fatto di aver sottolineato che la scelta dell’argomento sarebbe intrinsecamente dipesa dal suo livello di importanza palesa l’adesione al modello di Tucidide, lo storico greco al quale Sallustio si ispirò per motivi ideologici ed anche di stile letterario.