La prospettiva storica di Tacito 

    Manca dunque completamente in Tacito – ma è una caratteristica comune a tutti gli storici dell’antichità, come sottolinea giustamente Norden (“un’esposizione … delle idee che muovono il mondo non è stata … mai fatta dagli antichi, anzi nemmeno mai tentata”, Antike Kunstprosa) - una visione globale dei fenomeni storici nella loro evoluzione in quanto immersi nel tempo e soggetti ad un “prima” (le cause) e ad un “poi” (gli effetti). A questo proposito sarà sufficiente ricordare considerazioni del tutto analoghe per quanto riguarda lo stile di un altro grande storico dell’antichità, Tucidide, ove la descrizione cronologica degli eventi è accompagnata da giudizi sugli uomini e sul destino di validità generale ed assoluta, senza prospettiva dinamico-sociale sui “perché” che muovono le azioni umane. Dobbiamo dunque concludere che manchi in Tacito come negli storici antichi il senso dell’evoluzione temporale: si tratta di storiografia in ultima analisi di tipo moralistico, basata, come dice Auerbach, su categorie immutabili di giudizio, ancora più forti poi se impugnate da un conservatore quale Tacito, e che in alcun modo possono dar luogo a concetti “sintetico-dinamici” quali quelli impiegati dallo storico moderno nell’analisi dei fenomeni.

Ci si può dunque domandare per quale ragione a Tacito interessi ricreare con tanto gusto e dovizia di dettagli la scena dell’appassionatissima arringa di Percennio alle truppe, se – come detto – non gli premeva certo battersi per tali rivendicazioni né darne una spiegazione in chiave sociologica. La spiegazione deriva con certezza dal gusto estetico del nostro storico e dal suo desiderio di rendere “drammaticamente visivo” ogni personaggio portato sulla scena: quale modo migliore di un’orazione creata ad arte, oltretutto non impersonale ma forgiata con abilità secondo la personalità e la condizione sociale del personaggio destinato a “recitarla”?

Come nota Auerbach, quando Percennio prende la parola è Tacito che parla attraverso di lui, con tutta la sua abilità retorica ed il suo stile fatto di frasi brevi e piene di pathos: non ci sono realmente le parole del soldato con il suo linguaggio da caserma, quanto piuttosto quelle dell’oratore raffinato e facondo che dietro di lui si cela perché il brano ne riesca più godibile da parte dei lettori. Auerbach afferma a questo proposito che la retorica stessa è in effetti uno dei cardini della storiografia antica, assieme all’impostazione moralistica cui abbiamo accennato in precedenza: alle volte – afferma – queste ultime  si sposano alla descrizione biografica del carattere dei personaggi che si muovono sulla scena, come nel caso del celeberrimo ritratto di Seiano, il prefetto delle corti del Pretorio sotto Tiberio (Tacito, Annales, IV, 1)

I. C. Asinio C. Antistio consulibus nonus Tiberio annus erat compositae rei publicae, florentis domus (nam Germanici mortem inter prospera ducebat), cum repente turbare fortuna coepit, saeuire ipse aut saeuientibus uiris praebere. Initium et causa penes Aelium Seianum cohortibus praetoriis praefectum cuius de potentia supra memoraui: nunc originem, mores, et quo facinore dominationem raptum ierit expediam. Genitus Vulsiniis patre Seio Strabone equite Romano, et prima iuuenta Gaium Caesarem diui Augusti nepotem sectatus, non sine rumore Apicio diuiti et prodigo stuprum ueno dedisse, mox Tiberium uariis artibus deuinxit adeo ut obscurum aduersum alios sibi uni incautum intectumque efficeret, non tam sollertia (quippe isdem artibus uictus est) quam deum im in rem Romanam, cuius pari exitio uiguit ceciditque. Corpus illi laborum tolerans, animus audax; sui obtegens, in alios criminator; iuxta adulatio et superbia; palam compositus pudor, intus summa apiscendi libido, eiusque causa modo largitio et luxus, saepius industria ac uigilantia, haud minus noxiae quotiens parando regno finguntur.

I - Sotto il consolato di Gaio Asinio e Gaio Antistio, correva il nono anno per Tiberio di buon governo dello stato e di prosperità per la sua casa - infatti egli annoverava la morte di Germanico fra gli eventi favorevoli -, quand'ecco che il destino prese ad intorbidarsi, ed egli iniziò ad incrudelirsi o a fornire i mezzi ad altri complici di crudeltà.L'inizio e la causa prima furono da attribuirsi interamente ad Elio Seiano, prefetto delle coorti pretorie, a proposito del potere del quale ho fatto cenno precedentemente : ora andrò ad esporre le sue origini, i suoi costumi e attraverso quale delitto prese le mosse per usurpare il potere. Nato a Bolsena dal padre Seio Strabone, cavaliere romano, e dopo aver trascorso gli anni della giovinezza frequentando Gaio Cesare, nipote del divo Augusto, - non senza che si spargesse la voce che avesse venduto il proprio corpo per denaro al ricco e prodigo Apicio, improvvisamente riuscì a legare a sé con vari espedienti Tiberio, tanto da renderlo, lui che era così impenetrabile nei confronti degli altri, per sé solo aperto e confidente, non tanto grazie alla sua astuzia (infatti fu sconfitto con le medesime sue arti), quanto piuttosto a causa dell'ira degli dei contro la potenza romana, con rovina pari della quale egli fu prima potente e poi cadde in disgrazia. Aveva un corpo capace di sopportare la fatica ed un animo audace; molto riservato sui suoi fatti, non esitava a puntare il dito sugli altri : si serviva parimenti di adulazione ed ostentava superbia; esternamente mostrava un pudore tutto atteggiato, interiormente covava il  desiderio di impadronirsi del potere, e per questo motivo si serviva di lusso e larghezza, ma più spesso di accortezza ed industriosità, che non sono meno nocive, ogniqualvolta vengano simulate per accaparrarsi il potere.

     Ma dall’incontro di moralismo e retorica questo è il sommo vertice che può scaturire dalla descrizione storica antica: non si può pervenire ad una visione globale di storia come fluire di forze sociali, concatenamento di cause e conseguenze secondo una rigorosa prospettiva dinamica. In questo dunque il brano del rivoltoso Percennio si accosta alla conversazione intavolata dai commensali dello smodato parvenu Trimalcione: nello svelare entrambi i limiti del realismo e della coscienza storica degli antichi.

Indice