Filippo l'Arabo

 

Filippo, originario di una città dell’Arabia che a quei tempi possedeva una chiesa fiorente ed una valentissima scuola teologica, fu quasi certamente il primo imperatore cristiano. Il fatto che questo imperatore fosse cristiano viene affermato con sicurezza da Gerolamo (Sugli uomini illustri 54 ; Cronaca) e da molte altre fonti cristiane, ma viene messo in dubbio da Eusebio, che riteneva poco attendibile la notizia (Storia Ecclesiastica 6, 34) e la introduceva con un “si dice”.

La Sordi ha dimostrato che, in realtà, il “si dice” del testo di Eusebio non si riferisce affatto alla notizia che l’imperatore fosse cristiano, ma all’attendibilità dell’episodio che lo vedeva protagonista di una penitenza pubblica, impostagli nella Pasqua del 244 per riparare all’uccisione di Gordiano III. E’ da escludere, tuttavia, che questa notizia possa essere stata ricalcata su quella omologa che vide come protagonisti del celebre episodio Teodosio ed Ambrogio, perché quest’ultima ebbe luogo parecchi decenni dopo la stesura dell’opera di Eusebio.

A testimonianza del fatto che l’imperatore si interessò moltissimo al Cristianesimo si può citare il suo intenso rapporto epistolare con Origene, come già aveva fatto il legato d’Arabia di cui abbiamo parlato.

La presunta penitenza di Filippo l’Arabo non ebbe comunque alcuna risonanza all’interno dell’impero e, se mai si verificò, dovette trattarsi di un episodio circoscritto alla sfera strettamente personale dell’imperatore : il suo carisma ed il suo prestigio agli occhi dell’esercito rimase inalterato per cinque anni (fino al 249), un periodo molto lungo in un momento così difficile, travagliato da continue crisi di anarchia militare.

Durante il suo impero, per la prima volta, fu data libertà ad un cristiano, Origene, di confutare pubblicamente Celso, con il famoso Contra Celsum, che si scagliava contro il Discorso vero, che per tanti anni aveva costituito un punto di riferimento imprescindibile per gli intellettuali pagani anticristiani.

Come già era accaduto per Alessandro Severo, l’eccessivo amore del princeps nei confronti dei Cristiani suscitò un’ondata di risentimento popolare che si manifestò con notevole violenza soprattutto ad Alessandria d’Egitto, teatro di innumerevoli massacri.

Nonostante la sua adesione al Cristianesimo e a differenza dell’atteggiamento assunto dal famoso Flavio Clemente, Filippo non rinunciò mai agli incarichi pubblici che il suo ruolo gli imponeva, nemmeno quando questi avrebbero potuto coinvolgere la sfera religiosa : ottenne e mantenne la carica di Pontifex maximus, che contrastava profondamente con il suo essere cristiano.

L’imperatore, tuttavia, cercò di allontanare da sé le incombenze più decisamente compromettenti dal punto di vista religioso, concentrando la sua attenzione soprattutto sulla celebrazione del primo millennio della fondazione di Roma, occasione che gli permise anche di sostituire sulle monete le immagini dell’Urbe alle raffigurazioni degli dei. A tale scopo giunsero molto a proposito gli sfarzosi giochi pubblici da offrire per la circostanza al posto dei “pericolosi” sacrifici agli dei, che avrebbero potuto di nuovo causare l’ostilità del popolino.

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