Erodoto

        TRADUZIONI

Il pensiero religioso di Erodoto

    Lo storico greco Erodoto nacque ad Alicarnasso, in Asia Minore, intorno al 485 a.C.; proveniente da una famiglia nobile, fu coinvolto nelle lotte per rovesciare il locale tiranno, Lygdamis II, e - a causa di queste vicende - fu costretto a spendere alcuni anni in esilio a Samo, con tutta probabilita dal 460 al 455 a.C.. Ritornato poi in patria, se ne allontanò subito dopo per una decina di anni in una serie di viaggi che lo portarono dapprima a Babilonia, in Siria, in Palestina, e soprattutto in Egitto, dove rimase per quattro mesi, probabilmente affascinato dalla civiltà che ancora tante tracce lasciava di sè, come si può facilmente arguire dal II libro delle Storie, che proprio dell'Egitto fa il suo filo guida principale: scopo dei viaggi, molto probabilmente, fu la raccolta di materiale destinato a confluire nella sua opera - e l'amore del sapere, per sfruttare le parole che Erodoto stesso fa pronunciare a Solone in visita da Creso in Lidia nel libro I delle Storie. Nel 447 a.C. lo storico giunse ad Atene, dove soggiornò a più riprese ed ebbe anche occasione di conoscere il tragediografo Sofocle ed altri esponenti di rilievo della cultura ateniese, e naturalmente entrò in rapporti di amicizia anche con Pericle. Nel 444-443 a.C. Erodoto si trasferì a Turii ( colonia panellenica sorta per volere di Pericle in Calabria, sul sito dell’antica Sibari ), di cui assunse poi la cittadinanza. Sarebbe infine morto a Turii, negli anni immediatamente successivi allo scoppio della guerra peloponnesiaca, cioè circa dopo il 430. Tuttavia è probabile che, data la sua amicizia con Pericle, lo storico fosse ritornato dalla Magna Grecia ad Atene, anche se a Turii si diceva fosse la sua tomba.

     Il suo lungo soggiorno ad Atene gli permise certamente di capire l’importanza e la portata delle Guerre Persiane: a questo evento di enorme portata egli ricollegò il compito storico di cui Atene, protagonista a Maratona e a Salamina, veniva acquistando una consapevolezza sempre più chiara, attraverso una politica che aveva assunto palesemente indirizzi egemonici. Nel valutare le Guerre Persiane, Erodoto ebbe la consapevolezza di trovarsi di fronte ad eventi che non avevano avuto origine dalla dimensione del mito, ma da una serie di cause e conseguenze reali; inoltre il ruolo d’Atene era risultato decisivo perché la classe politica ateniese, che aveva desiderato la libertà dell’Ellade ( Storie,  VII, 139 ), aveva anche fatto sì che la civiltà occidentale democratica avesse la meglio nel conflitto - senza precedenti se non nel mito, come rileva lo stesso Erodoto nel libro I delle Storie - con quella orientale, fondata invece sull’assolutismo. Tuttavia Erodoto mantiene un atteggiamento critico nei confronti di Atene, perchè individuava nella sua politica egemonica le stesse cause che portarono ala sconfitta dell’impero persiano - come dargli torto dopo l'esito disastroso della Guerra del Peloponneso?. La struttura originaria delle Storie di Erodoto si articolava probabilmente in lógoi, “racconti”, destinati a letture pubbliche - a questo si devono sicuramente le frequentissime ripetizioni e riprese nel testo e l'uso dei dimostrativi, per stimolare l'attenzione degli ascoltatori; solo più tardi assunse la forma di un’ampia narrazione scritta, a cui fu dato, dopo la morte dell’autore, il generico titolo di historíai,  “storie”, o “indagini storiche”, perchè è lo stesso storico a descrivere il suo compito come autopsia, cioè osservazione con i propri occhi, ed a questo scopo compì i suoi viaggi al posto di affidarsi a "ricerche d'archivio" su materiali già scritti o su miti e leggende più o meno codificati. Anche la divisione in nove libri, intitolati ciascuno ad una Musa, risale all’età ellenistica ed è da attribuire al grammatico alessandrino Aristarco.