Le Terme di Roma

Architettura degli interni

Il Calidarium delle Terme di Pompei

Le terme erano edifici ampi, spesso sfarzosamente allestiti e che - specialmente durante l'epoca imperiale - servivano anche e soprattutto come luoghi d'incontro. Ad esse conveniva un numero enorme di clienti ogni giorno: la gente comune che considerava il bagno come una necessitą, gli uomini d'affari, i notabili politici con il loro codazzo di schiavi per intrattenere riunioni e discutere con i propri clientes, e gli sfaccendati che vi si intrattenevano fino all'imbrunire, magari combinando qualche losco affare. Le terme erano infatti aperte da mezzogiorno al calar del sole e divennero in breve tempo il centro di raccolta principale attorno a cui ruotava la vita mondana.

Le terme erano fornite al loro interno di locali destinati al conforto degli ospiti: l'ambiente era riscaldato con l'aria calda che dal forno (hypocausis) alimentato con carbone a legna passava - attraverso uno spazio vuoto a volta situato sotto il pavimento del locale - nelle stanze da bagno e negli ambienti del piano superiore.

Perchč il calore irradiasse in modo razionale nei vari ambienti, sotto i pavimenti venivano praticate delle cavitą libere e le pareti stesse erano attraversate al loro interno da tubazioni di coccio o da mattoni forati in modo che vi passasse l'aria calda.

L'acqua, riscaldata dall'hypocausis entro grossi vasi usualmente realizzati in rame, raggiungeva un sistema di condutture e quindi le differenti cabine per i bagni.

Queste ultime prendevano nomi diversi, a seconda della funzione cui erano adibite: esisteva infatti il caldarium come stanza per il bagno caldo, il tepidarium per quello tiepido ed il frigidarium per quello freddo. In alcune terme esisteva anche il laconicum per i bagni di sudore o a vapore, una sorta di antenato della sauna. I locali erano distinti in origine per gli uomini e per le donne: in mancanza di sezioni separate si praticavano turni differenti che evitassero promiscuitą. Moltissimi impianti termali erano inoltre dotati di bagni all'aperto, con piscine comuni a uomini e donne.

Oltre alle cabine ed alle piscine, le terme disponevano come detto di molteplici altri locali: innanzitutto gli spogliatoi, comuni o singoli, che tuttavia erano per lo pił sprovvisti di porte e serrami: si rendeva dunque necessario lasciarvi di guardia uno schiavo perchč gli indumenti non fossero oggetto delle attenzioni di qualche ladro. Gli indigenti o chi in generale non disponeva di uno schiavo cui attribuire tale mansione li affidava usualmente alla custodia di una persona che svolgeva tale incarico dietro compenso di una modestissima somma.

Vi erano poi cabine per la pulizia del corpo, che veniva strofinato e quindi deterso dall'unto mediante striglie (strigili), raschiatoi di metallo o di corno a forma arcuata, e cabine per l'unzione del corpo e per i massaggi.

Ognuno in genere portava con sč l'occorrente per il bagno, a cominciare dalla soda, che costituiva l'unica forma di "sapone" allora conosciuto, per arrivare poi ai panni per asciugarsi ed alle ampolle di olio per l'unzione del corpo.

Accanto alla piscina era collocato un ampio locale per il gioco della palla, detto sphaeristerium, anche se tale gioco veniva sovente praticato anche all'aperto. Altri locali per il comfort erano le biblioteche con sale di lettura e di conversazione (exedrae), gli ampi cortili ornati di portici e di splendide fontane con giochi d'acqua, dove i romani amavano passeggiare ed approfittare dell'ombra nei mesi pił caldi.

La vita nelle terme era animatissima, specialmente durante le ore di punta, che, come accennato, coincidevano con il primo pomeriggio: alle voci di bagnanti, clientes e sfaccendati si aggiungevano quelle dei venditori di bibite, salsicce e dolci e dei garzoni delle varie trattorie.

Fra le terme pił sontuose che il mondo romano ci abbia lasciato ricordiamo come degne di particolare menzione quelle di Agrippa, non lontano dal Pantheon, decorate con innumerevoli opere d'arte, quelle di Traiano sulle pendici dell'Esquilino, quelle di Caracalla all'inizio della via Appia e quelle di Diocleziano e Costantino sul Quirinale.

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