I rituali orgiastici

 

    All'interno di questa struttura organizzativa bisogna comprendere, nelle sue varie funzioni, il rituale orgiastico vero e proprio.  Dalle indicazioni di Livio e di Plauto, risulta che i baccanali sono anzitutto un rituale in cui si dà particolare risalto al momento festivo: si concedono libertà fuori della norma, a loro volta rese possibili dall'alibi della possessione.

Si accede ad essi dopo un periodo di astinenza e di castità, con lo scopo di rendere più intensa la risposta sia fisica che emotiva delle concessioni rituali.

Un ruolo importante hanno le libertà di mangiare e soprattutto di bere: si beve in modo eccessivo e disordinato (nel Miles plautino lo schiavo Lurcio intende la sbornia come un suo personalissimo baccanale, da celebrarsi in cantina, mentre il padrone é lontano):  possiamo affermare che l’intossicazione è lo strumento dissociante, al fine di indurre lo stato di possessione.  A proposito della danza si possono trarre le medesime conclusioni: per essa si usano gli strumenti a percussione, si fa rumore, si lanciano grida rituali (ululatus).

La possessione rituale é come un l'invasamento della mente", una "follia", che agita i corpi e spinge alla violenza e a un furore incontrollato.

Chi è ritualmente posseduto diventa “rapito dagli dei” ed entra nel "sacrario dionisiaco", cioé nelle piccole grotte artificiali o nei pergolati o nelle semplici stanze dove si tenevano le feste e dove si cercava di ricreare simbolicamente quell'ambiente che nella Grecia classica era stato il  luogo reale dove si svolgevano i rituali orgiastici. Una volta entrati nello stato di possessione, uomini e donne si comportano diversamente: i primi profetizzano, le seconde  corrono con fiaccole accese al Tevere. 

Possessione e follia caratterizzano anche per Plauto i rituali di Bacco.  La sua valutazione é negativa come quella di Livio: la baccante é un vampiro che succhia il sangue degli uomini, nel baccanale ci si ubriaca e si é sregolati, si é folli, di una follia alla quale é meglio condiscendere piuttosto che opporsi.  Quest'ultimo consiglio viene proprio  dall’ osservazione di un autentico comportamento dispotico del posseduto, che può comportarsi così, in quanto  pretende di essere diretto da una presenza superumana.  Un'altra serie di libertà é costituita dalle manifestazioni di erotismo.  L'accusa più ricorrente  nei confronti dei baccanali é quella di “lascivia", nel senso che in essi ci sarebbero stati, in modo e misura osceni, rapporti sia etero che omosessuali:  Per rovinare la reputazione di una donna era sufficiente la prima accusa; nei confronti degli uomini si formulava la seconda, dato che la cultura romana, a differenza di quella greca, biasimava l’omosessualità (Ab Urbe Condita, XXXIX, 13).

Ex quo in promiscuo sacra sint et permixti uiri feminis, et noctis licentia accesserit, nihil ibi facinoris, nihil flagitii pratermissum. Plura uirorum inter sese quam feminarum esse stupra. Si qui minus patientes dedecoris sint et pigriores ad facinus, pro uictimis immolari. Nihil nefas ducere, hanc summam inter eos religionem esse. Viros, uelut mente capta, cum iactatione fanatica corporis uaticinari; matronas Baccharum habutu crinibus sparsis cum ardentibus facibus decurrere ad Tiberim, demissasque in aquam faces, quia uiuum sulpur cum calce insit, integra flamma efferre. Raptos a diis homines dici, quos machinae illigatos ex conspectu in abditos specus abripiant: eos esse, qui aut coniurare aut sociari facinoribus aut stuprum pati noluerint. Multitudinem ingentem, alterum iam prope populum esse; in his nobiles quosdam uiros feminasque.

Sono sicuramente esagerate le accuse di uccisioni compiute nei confronti di chi si voleva sottrarre alla violenza sessuale.   Nonostante l'indubbia tendenziosità delle fonti, i baccanali  si collocano comunque in  un analogo contesto di costume: quello della licenza nei banchetti, e in particolare nei banchetti notturni festivi, che potevano essere anche promiscui, come ci informa con ricchezza la commedia, che inserisce spesso l’episodio della vergine che subisce violenza. 

Un ulteriore argomento di cui Livio fa uso nella sua polemica é la degradazione al ruolo di donna degli iniziati, che, danzando come effeminati, avrebbero perso la loro dignità di maschio, di cittadino, di soldato.

Questa accusa sembra fare riferimento al biasimo sociale che Roma riservò sempre alle danze maschili, ma anche, forse, a qualche pratica rituale di travestimento intersessuale.  Questo scambio di ruolo sessuale sembra essere uno dei tanti possibili modi di realizzare quel "mondo alla rovescia" che caratterizza tutto lo svolgimento rituale, in quanto anomalo ed opposto  agli schemi della vita quotidiana.

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