L'età dei Severi

    Il successore di Pertinace ebbe la fortuna di governare a lungo e si distinse nella messe degli effimeri imperatori di questi anni: Settimio Severo, infatti, esercitò il potere a Roma tra il 193 ed il 211 d.C.. Egli fu il primo imperatore africano - era nato infatti nella sua amata Leptis Magna, che ebbe dunque la fortuna di essere incredibilmente abbellita ed arricchita dalle attenzioni dell'imperatore. Settimio Severo associò alla guida dell'impero i figli Geta e Bassiano, cui venne dato il nome di Marco Aurelio Antonino (ancora per richiamarsi all'imperatore Marco Aurelio). Il tipo di governo proposto da Settimio Severo fu essenzialmente una monarchia militare. Molto spazio venne dato alla famiglia imperiale, la cosiddetta domus: un ruolo di primo piano nella gestione dell'impero assunse infatti Giulia Domna (che assunse il titolo di mater castrorum), moglie di Settimio Severo. L'idea che si voleva trasmettere era che gli dei avevano scelto alla guida di Roma l'intera famiglia imperiale, così legittimando in modo più forte la discendenza all'interno della cerchia dei parenti dell'imperatore. Le donne dei Severi ebbero gran parte nelle varie congiure che destituirono imperatori e ne portarono al potere di nuovi negli anni a venire. L'imperatore si preoccupò della condizione dei provinciali: permise loro di sposarsi mentre prestavano servizio nell'esercito, di abitare con la propria famiglia fuori dal castrum ed infine di entrare a far parte del corpo dei pretoriani. Per controbilanciare il pretorio, unico esercito ammesso in Italia, decise di stanziare una legione ad Albano, presso Roma. Condusse una campagna militare contro gli irrequieti Parti, tra il 197 ed il 201 d.C., ed una campagna contro i Britanni che lo occupò dal 208 fino al 211 d.C., anno in cui morì a York, nel pieno della spedizione militare.

Un busto di Caracalla

     Il governo dal 211 al 217 d.C. spettò a Caracalla, soprannome di Bassiano, che era stato associato al potere (con il titolo di Augusto) da Settimio Severo quando aveva soli 10 anni, mentre il fratello Geta aveva ricevuto il titolo di Cesare (divenuto poi anch'egli Augusto nel 209). Geta sentì sempre come un affronto non essere stato proclamato Augusto se non tardivamente rispetto al fratello Caracalla. Le loro profonde divergenze vennero appianate nel modo più tragico: Caracalla assassinò il fratello sotto gli occhi della madre proprio nel 211 d.C., poco tempo dopo l'inizio del governo congiunto dei due Augusti. Nel 212 d.C. Caracalla promulgò un editto, noto come Costitutio Antoniniana, mediante il quale veniva concessa la cittadinanza romana a tutto l'impero: la maggior parte degli storici, oltre a sottolineare l'importanza di questo atto, notano anche che esso intervenne forse troppo tardi, quando ormai la coesione che avrebbe dovuto unire i cittadini romani contro il pericolo dei barbari - ed avrebbe potuto facilitare la diffusione pacifica del Cristianesimo, evitando le dolorose fratture che Roma ebbe a subire anche a causa di contrasti spesso insanabili tra Cristiani e pagani - si rivelò tardiva e quindi inutile perchè troppo debole. 

    Nel 217 d.C. Caracalla fu ucciso in una congiura ordita in Oriente da Opellio Macrino, il prefetto del pretorio che resse le redini del governo tra il 217 ed il 218 d.C., dopo essere stato eletto imperatore dalle truppe. Per la prima volta un cavaliere diventava imperatore senza consultazioni di sorta. Come si può immaginare, la notizia venne accolta molto male a Roma dai circoli del senato. In particolare urtava il fatto che Macrino tentasse di legittimarsi pur non facendo parte della famiglia dei Severi. Così, Macrino fece in modo di introdursi nella famiglia: aggiunse il nome di Severo ed il soprannome di Antoniniano al giovane figlio Diadumeniano per richiamarsi ai capostipiti illustri dei Severi. Nel frattempo, la cognata di Settimio Severo, Giulia Mesa, e le sue due figlie Giulia Semia e Giulia Mamea, tentarono di spingere in primo piano il figlio di Semia, Avito Bassiano, facendolo passare per un figlio naturale di Caracalla. Le truppe compresero ben presto che la successione doveva spettare a quest'ultimo. Questa aspirazione va interpretata come un tentativo di restaurazione e normalizzazione. Macrino tentò di opporsi inutilmente, prima di finire eliminato a sua volta in una congiura di corte con suo figlio nel 218 d.C.. 

    Il successore di Macrino fu Elagabalo, soprannome adottato da Avito Bassiano, che governò dal 218 al 222 d.C.. A discapito delle pretese di normalizzazione che ne portarono all'elezione, questo imperatore si mostrò fin da subito quanto meno stravagante e si volle proclamare sacerdote del dio sole ed introdurne il culto (di cui lui stesso era supremo sacerdote) a Roma. La sua religione era di stampo monoteista, se così la possiamo chiamare, ed era ispirata ai principi del misticismo orientale. Molti matrimoni vennero organizzati per assicurarne la successione, nessuno dei quali gli procurò dei figli. Le principesse siriane ed in particolare la nonna dell'imperatore, Giulia Mesa, cercarono disperatamente di stabilizzare il governo di Elagabalo trovandogli un successore designato che fosse rassicurante: a questo scopo l'imperatore finì per adottare il figlio di Giulia Mamea, Alessiano Bassiano (discendente in linea diretta da Settimio Severo), che assunse il nome di Marco Aurelio Alessandro e prese il titolo di Cesare nel 221 d.C.. Lo sdegno suscitato a Roma, tuttavia, fece sì che presto l'imperatore fosse assassinato. 

    Il suo successore fu il giovane Severo Alessandro, che subentrò senza fatica ad Elagabalo quando quest'ultimo fu assassinato e che guidò Roma dal 222 al 235 d.C., conducendo una politica decisamente filosenatoria. Sua madre lo fece passare per un figlio naturale di Caracalla (come già notato, gli intrighi delle donne dei Severi sono onnipresenti in questo periodo della storia Romana) per rafforzarne la legittimità a regnare. Introdusse il nome Severo fra i propri per richiamarsi alla sua discendenza. Durante il suo regno, alla guida dell'impero partico subentrò la dinastia dei nazionalisti Sassanidi. Alessandro Severo non aveva pensato a designare un erede, perchè era molto giovane al momento dell'elezione. Fu ucciso assieme a sua madre nel corso di un ammutinamento delle truppe della Germania nel 235 d.C.. La sua morte mise fine alla dinastia dei Severi ed al lungo periodo di successioni legittime che si era inaugurato con Nerva. 

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