La Guerra sociale

 

    Conclusa la guerra contro Giugurta, Mario provvide ad una riorganizzazione dell'esercito: per prima cosa consentì l'arruolamento volontario per i proletari, fatto che comportò, alla lunga, la trasformazione dell'esercito in un esercito di mestiere e la formazione del clientelato militare. Il soldato venne in sostanza ad obbedire più al proprio comandante che non allo stato. Secondariamente Mario introdusse il raggruppamento delle truppe in coorti e dotò tutti i legionari delle stesse armi, principalmente il gladium, cioè la spada di media lunghezza, ed il già citato pilum
Nel 102 a.C. Mario ottenne un'importante vittoria contro i Teutoni ad Aquae Sextiae e l'anno successivo contro i Cimbri ai Campi Raudii (101 a.C.).

    Mario fu da principio a favore dei popolari, ma nel 99 a.C. ne sconfessò l'operato e li massacrò per ordine del senato mentre si trovavano asserragliati sul Campidoglio. Questo improvviso cambiamento di fronte lo rovinò dal punto di vista politico e fu quindi costretto ad allontanarsi da Roma per recarsi in Oriente in missione diplomatica. Nel 91 a.C., alla morte per assassinio di Livio Druso il giovane, gli Italici scatenarono una serie di azioni violente per rivendicare i propri diritti. Marsi, Sanniti e Lucani insorsero in massa: gli insorti si raggrupparono in una lega che faceva capo a Corfinium e fu pertanto detta lega di Corfinium. Questo fu il principio della cosiddetta Guerra Sociale, perchè combattuta appunto contro i socii. Tra il 90 e l'88 a.C. gli eserciti consolari e quelli dei ribelli si affrontarono da pari a pari. Gneo Pompeo Strabone e Silla con le loro vittorie ( 89 a.C. ) e soprattutto il vittorioso assedio di Nola nell'88 a.C. condotto da Silla, eletto console, condussero alla fine delle ostilità con la vittoria dell'esercito Romano.

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