Ambrogio

 

    Aurelio Ambrogio nacque a Treviri verso il 338-340. La gens Aurelia, alla quale apparteneva, era molto conosciuta ed era imparentata con la famiglia dei Simmachi e suo padre era prefetto del pretorio per la Gallia. A Roma ricevette l’educazione tipica dei giovani aristocratici, che consisteva soprattutto di studi di retorica e di diritto. Nel 370, all’età di circa trent’anni, fu nominato consularis, cioè governatore, della Liguria e dell’Emilia, e si stabilì perciò a Milano, che all’epoca era la capitale effettiva dell’impero d’Occidente. Una volta morto il vescovo di Milano, Aussenzio, che era un filoariano, gli venne proposto di prenderne il posto, benché non fosse stato ancora battezzato ( 374 ). Negli oltre venti anni del suo episcopato Ambrogio ricoprì non solo una posizione di primo piano, ma ottenne radicali cambiamenti, non solo all’interno della Chiesa, proprio in qualità di mediatore fra ortodossia ed arianesimo, ma anche dal punto di vista direttamente politico, per esempio quando si oppose a Simmaco nella lunga controversia riguardante l’altare della Vittoria e soprattutto quando impose allo stesso Teodosio precise scelte politiche. Teodosio fu costretto dal vescovo a pentirsi pubblicamente di un atroce misfatto: nel 390, infatti, a Tessalonica, il comandante del presidio militare ( magister militum ) era stato ucciso dalla folla; per vendicarne la morte, Teodosio aveva organizzato alcune gare nel circo e, nel momento in cui gli spettatori si affollavano in diverse migliaia, ordinò ai soldati di massacrarli. Allora Ambrogio scomunicò l’imperatore, che non poté fare altro che andare in chiesa e chiedere formalmente perdono della sua orribile colpa. Ambrogio era dotato di  doti culturali ed intellettuali non comuni e di un forte sentimento di giustizia, costantemente accompagnati anche da un profondo interesse per la condizione della sua diocesi e da una sempre vigile preoccupazione per la situazione di profonda crisi dell’impero, dalla quale sarebbe scaturito l’imminente e definitivo distacco fra Occidente ed Oriente e le devastanti invasioni barbariche. Fra le altre cose, con Ambrogio i rapporti fra Chiesa ed impero furono impostati per la prima volta su un piano di parità. La sua morte risale al 397, esattamente due anni dopo quella di Teodosio, per il quale aveva scritto l’orazione funebre. La sua figura divenne ben presto leggendaria, grazie anche alla Vita Ambrosii, scritta da Paolino di Milano nel 422 e poi tradotta in greco.