Tacito

Annales 

 

Liber IV, 4

Tiberio finge di voler visitare le province

Nel frattempo, all’inizio dell’anno, Druso - uno dei figli di Germanico - prese la toga virile, e gli furono decretati gli stessi onori che il senato aveva già concesso a suo fratello Nerone. Cesare aggiunse un’orazione che conteneva grandi elogi di suo figlio perché mostrava benevolenza di padre nei confronti dei figli del fratello. Infatti Druso, benché sia difficile che possano coesistere concordia e potere, si mostrava ben disposto e certamente non ostile nei confronti dei due giovani. Alla fine si ripresenta il vecchio e spesso solo simulato proposito di partire in visita alle province. L'imperatore addiceva a pretesto la gran quantità di veterani e la necessità di rifornire l'esercito con leve nuove : infatti mancavano soldati volontari e, se pure erano presenti a sufficienza, non si comportavano con la medesima disciplina e valore, perché per lo più si offrivano volontari poveri e vagabondi. Fece un rapido conto delle legioni e di quali province fossero a difesa . Argomento, questo, che penso di dover svolgere anch'io: quante fossero allora le truppe romane in armi, quali i re alleati e su quanto minor territorio si estendesse l'impero.

 

Testo originale

IV. Interim anni principio Drusus ex Germanici liberis togam uirilem sumpsit quaeque fratri eius Neroni decreuerat senatus repetita. Addidit orationem Caesar multa cum laude filii sui quod patria beneuolentia in fratris liberos foret. Nam Drusus, quamquam arduum sit eodem loci potentiam et concordiam esse, aequus adulescentibus aut certe non aduersus habebatur. Exim uetus et saepe simulatum proficiscendi in prouincias consilium refertur. Multitudinem ueteranorum praetexebat imperator et dilectibus supplendos exercitus: nam uoluntarium militem deesse, ac si suppeditet, non eadem uirtute ac modestia agere, quia plerumque inopes ac uagi sponte militiam sumant. Percensuitque cursim numerum legionum et quas prouincias tutarentur. Quod mihi quoque exequendum reor, quae tunc Romana copia in armis, qui socii reges, quanto sit angustius imperitatum.