Tacito,

Annales

 

La morte di Agrippina ( VI, 25 )

25. Non s'era ancora rimarginato questo strazio, quando si seppe della morte di Agrippina, che penso abbia continuato a vivere, dopo la morte di Seiano, sostenuta dalla speranza, e poi, di fronte all'irriducibile crudeltà di Tiberio, si sia lasciata volutamente morire, a meno che non le avessero negato il cibo, simulando una morte che sembrasse volontaria. Il fatto è che Tiberio esplose in ripugnanti attacchi, bollandola di immoralità e di adulterio con Asinio Gallo, la cui morte l'avrebbe indotta a rifiutare la vita. Agrippina invece, insofferente di stare alla pari degli altri, avida di potere, agitata da passioni virili, aveva rimosso ogni debolezza del sesso. E l'essere lei morta lo stesso giorno, in cui, due anni prima, Seiano aveva pagato i suoi delitti, fu sottolineato da Tiberio come fatto in sé memorabile, e si vantò di non averla fatta impiccare e gettare sulle Gemonie. Per questo s'ebbero i ringraziamenti del senato e fu deciso che il diciotto di ottobre, ricorrenza delle due morti, venisse offerto ogni anno un dono a Giove.

 

Testo originale

XXV. Nondum is dolor exoleuerat, cum de Agrippina auditum, quam interfecto Seiano spe sustentatam prouixisse reor, et postquam nihil de saeuitia remittebatur, uoluntate extinctam, nisi si negatis alimentis adsimulatus est finis qui uideretur sponte sumptus. Enimuero Tiberius foedissimis criminationibus exarsit, impudicitiam arguens et Asinium Gallum adulterum, eiusque morte ad taedium uitae compulsam. Sed Agrippina aequi impatiens, dominandi auida, uirilibus curis feminarum uitia exuerat. Eodem die defunctam, quo biennio ante Seianus poenas luisset, memoriaeque id prodendum addidit Caesar iactauitque quod non laqueo strangulata neque in Gemonias proiecta foret. Actae ob id grates decretumque ut quintum decimum kal. Nouembris, utriusque necis die, per omnis annos donum loui sacraretur.