Tacito

Annales

 

La verità sul delitto ( Liber IV, 11 )

Si potrà facilmente confutare queste dicerie del volgo, pur non considerando che non vengono confermate da nessun autore. Chi, infatti, dotato di benchè modesta saggezza, e tanto più Tiberio dotato di tanta esperienza, avrebbe mandato in rovina il figlio senza ascoltarlo e l’avrebbe fatto di propria mano e senza possibilità di tornare a pentirsi? Perché piuttosto non avrebbe messo alla tortura il servo che portava il veleno, non avrebbe cercato l’istigatore ed infine con la sua tipica esitazione anche con gli estranei non avrebbe indugiato nei confronti dell’unico figlio, mai prima colpevole d’alcun delitto? 

Testo originale

XI. Haec vulgo iactata super id quod nullo auctore certo firmantur prompte refutaveris. quis enim mediocri prudentia, nedum Tiberius tantis rebus exercitus, inaudito filio exitium offerret, idque sua manu et nullo ad paenitendum regressu? quin potius ministrum veneni excruciaret, auctorem exquireret, insita denique etiam in extraneos cunctatione et mora adversum unicum et nullius ante flagitii compertum uteretur?

 

 

I motivi delle maldicenze popolari ( Liber IV, 11 )

Ma poiché Seiano era considerato l’autore di ogni infamia, a causa dell’eccessiva benevolenza dell’imperatore nei suoi confronti e dell’odio degli altri per tutti e due, si credeva di tutto, benchè dicerie incredibili e spaventose, visto che era sempre più terribile ciò che si diceva della morte dei principi. Del resto la trama del delitto fu resa nota da Apicata, moglie di Seiano, e rivelata sotto tortura da Eudemo e Ligdo. E non vi fu mai uno storico tanto ostile a Tiberio da attribuirgli quel delitto, mentre ricercavano ed ingrandivano molti altri misfatti. Quanto a me, fui spinto a raccontare ed a confutare la diceria per respingere con un esempio famoso le false voci e per chiedere a coloro nelle cui mani verrà la mia opera di non preferire ai fatti veri e non ridotti a meraviglie dicerie fantastiche ed incredibili avidamente desiderate.

Testo originale

Sed quia Seianus facinorum omnium repertor habebatur, ex nimia caritate in eum Caesaris et ceterorum in utrumque odio quamvis fabulosa et immania credebantur, atrociore semper fama erga dominantium exitus. ordo alioqui sceleris per Apicatam Seiani proditus tormentis Eudemi ac Lygdi patefactus est. neque quisquam scriptor tam infensus extitit ut Tiberio obiectaret, cum omnia alia conquirerent intenderentque. mihi tradendi arguendique rumoris causa fuit ut claro sub exemplo falsas auditiones depellerem peteremque ab iis quorum in manus cura nostra venerit <ne> divulgata atque incredibilia avide accepta veris neque in miraculum corruptis antehabeant. 

 

 

Reazioni alla morte di Druso ( Liber IV, 12 )

Tuttavia, mentre Tiberio tesseva l’elogio funebre del figlio davanti ai rostri, il Senato ed il popolo assumevano l’atteggiamento e le espressioni di dolore più simulando che con sincerità e di nascosto erano lieti che la casa di Germanico rifiorisse. Questo elemento di favore ed il fatto che Agrippina non riuscisse a dissimulare la propria speranza accelerarono la sventura. Infatti Seiano, quando si accorge che la morte di Druso rimane impunita per gli uccisori e non destava il pubblico cordoglio, fiero dei suoi delitti e del fatto che le sue prime imprese erano riuscite bene, prese ad escogitare in che modo avrebbe potuto annientare i figli di Germanico, la cui successione ( al titolo ) era indiscutibile. E non si poteva avvelenarli tutti e tre, data l’egregia fedeltà dei precettori e la virtù invincibile di Agrippina. 

Testo originale

XII. Ceterum laudante filium pro rostris Tiberio senatus populusque habitum ac voces dolentum simulatione magis quam libens induebat, domumque Germanici revirescere occulti laetabantur. quod principium favoris et mater Agrippina spem male tegens perniciem adceleravere. nam Seianus ubi videt mortem Drusi inultam interfectoribus, sine maerore publico esse, ferox scelerum et, quia prima provenerant, volutare secum quonam modo Germanici liberos perverteret, quorum non dubia successio. neque spargi venenum in tres poterat, egregia custodum fide et pudicitia Agrippinae impenetrabili. 

 

Seiano medita l'uccisione di Agrippina ( Liber IV, 12 )

Prese allora a perseguitare l’ostinazione di Agrippina e sobillare ( contro di lei ) l’antico odio dell’Augusta (madre di Tiberio) e la recente complicità di Livia, perché accusassero presso Tiberio che lei, superba per la sua fecondità e supportata dal favore popolare, aspirava al potere. E quest’ultima ( Livia ), grazie ad astuti calunniatori (fra i quali aveva scelto Iulio Postumo, il più adatto, fra gli intimi della nonna ( Augusta ), a causa della sua relazione illecita con Mutilia Prisca, per i suoi propositi, poiché Prisca esercitava molta influenza sull’animo dell’Augusta) rendeva la nonna, gelosa per sua natura del proprio potere, intrattabile con la nuora ( Agrippina ). Anche i familiari di Agrippina erano spinti ad accenderne continuamente con parole maligne lo spirito altero.

Testo originale

Igitur contumaciam eius insectari, vetus Augustae odium, recentem Liviae conscientiam exagitare, ut superbam fecunditate, subnixam popularibus studiis inhiare dominationi apud Caesarem arguerent. atque haec callidis criminatoribus, inter quos delegerat Iulium Postumum, per adulterium Mutiliae Priscae inter intimos aviae et consiliis suis peridoneum, quia Prisca in animo Augustae valida anum suapte natura potentiae anxiam insociabilem nurui efficiebat. Agrippinae quoque proximi inliciebantur pravis sermonibus tumidos spiritus perstimulare.