Cesare

De bello Gallico

 

I Galli cadono nei trabocchetti e si ritirano ( De b. Gall. VII, 82 )

Finchè i Galli si trovavano ad una certa distanza dalla fortificazione, ottenevano migliori risultati con la gran massa di dardi; quando si furono avvicinati di più, incappavano nei pungoli senza aspettarselo, oppure, caduti nelle fosse, rimanevano infilzati, o ancora morivano trafitti dai  giavellotti murali dal muro o dalle torri. Dopo aver ricevuto molte ferite da entrambi i lati senza essere riusciti a sfondare le fortificazioni in alcun punto, mentre l’alba si avvicinava, temendo di finire circondati sul fianco scoperto da un attacco dall’accampamento in posizione sopraelevata, si ritirarono presso i loro. Tuttavia, quelli all’interno, mentre portavano a termine quello che era stato disposto da Vercingetorige per l’assalto, dopo aver perso troppo tempo attardandosi a riempire le prime fosse, vennero a sapere che i loro si erano ritirati prima di avvicinarsi alle fortificazioni. Così ritornarono nella rocca senza aver portato a termine l’impresa.

Testo originale

 LXXXII. Dum longius ab munitione aberant Galli, plus multitudinem telorum proficiebant; postea quam propius successerunt, aut se stimulis inopinantes induebant aut in scrobes delati transfodiebantur aut ex uallo ac turribus traiecti pilis muralibus interibant. Multis undique uulneribus acceptis nulla munitione perrupta, cum lux adpeteret, ueriti ne ab latere aperto ex superioribus castris eruptione circumuenirentur, se ad suos receperunt. At interiores, dum ea quae a Vercingetorige ad eruptionem praeparata erant proferunt, priores fossas explent, diutius in his rebus administrandis morati prius suos discessisse cognouerunt quam munitionibus adpropinquarent. Ita re infecta in oppidum reuerterunt.

 

Vercingetorige guida i suoi al contrattacco ( De b. Gall. VII, 84 )

Vercingetorige, osservati i suoi dalla rocca di Alesia, esce dalla cittadella fortificata; schiera i graticci, le pertiche, le tettoie mobili, le pertiche uncinate e tutto il rimanente che aveva preparato per l’attacco. Si combatte contemporaneamente da ogni parte e tutte le fortificazioni sono messe a dura prova: si corre in massa dove un tratto è sembrato poco solido. La schiera dei Romani si deve disperdere su fortificazioni così grandi e non può accorrere in più luoghi. Il clamore che si leva da coloro che combattono sull’altro lato ( dietro la schiera ) ottiene l’effetto di incutere molto terrore nei nostri, poiché vedono che la loro sorte dipende dal valore degli altri: tutti i pericoli che non si possono vedere, infatti, per lo più sconvolgono le menti umane con maggiore intensità.

Testo originale

LXXXIV. Vercingetorix ex arce Alesiae suos conspicatus ex oppido egreditur; cratis, longurios, +mulculos, falces reliquaque quae eruptionis causa parauerat profert. Pugnatur uno tempore omnibus locis atque omnia temptantur: quae minime uisa pars firma est, huc concurritur. Romanorum manus tantis munitionibus distinetur nec facile pluribus locis occurrit. Multum ad terrendos nostros ualet clamor qui post tergum pugnantibus extitit, quod suum periculum in aliena uident salute constare: omnia enim plerumque quae absunt uehementius hominum mentes perturbant. 

 

I Romani, stanchi, danno segni di cedimento ( De b. Gall. VII, 85 )

Cesare, trovato un luogo adatto, viene a sapere cosa avviene da tutte le parti; manda aiuto a quelli che si trovano in difficoltà. Ad entrambi si affaccia alla mente il pensiero che è quello il momento decisivo, in cui conviene impegnarsi a fondo. I Galli, se non riusciranno a sfondare le fortificazioni, possono dare l’addio ad ogni speranza di salvezza. I Romani, se ce la faranno, possono aspettarsi la fine di tutte le loro fatiche. Ci si impegna soprattutto alle fortificazioni più elevate, dove abbiamo detto che era stato inviato Vercassivellauno. La sfavorevole pendenza in declivio del terreno ha un’importanza strategica. Alcuni scagliano dardi, altri si fanno sotto, dopo essersi schierati a testuggine. Uomini freschi entrano in campo al posto di quelli stanchi. Materiale vario, scagliato da tutti i nemici assieme sulla fortificazione, non solo permette ai Galli la scalata, ma ricopre anche tutte le trappole che i Romani avevano nascosto sul terreno; e ormai né le forze né le armi sorreggono i nostri.

Testo originale

LXXXV. Caesar idoneum locum nactus quid quaque in parte geratur cognoscit; laborantibus submittit. Vtrisque ad animum occurrit unum esse illud tempus, quod maxime contendi conueniat: Galli, nisi perfregerint munitiones, de omni salute desperant; Romani si rem obtinuerint, finem laborum omnium expectant. Maxime ad superiores munitiones laboratur, quo Vercassiuellaunum missum demonstrauimus. Iniquum loci ad decliuitatem fastigium magnum habet momentum. Alii tela coniciunt, alii testudine facta subeunt; defatigatis in uicem integri succedunt. Agger ab uniuersis in munitionem coniectus et ascensum dat Gallis et ea quae in terra occultauerant Romani contegit; nec iam arma nostris nec uires suppetunt. 

 

Cesare va in soccorso dei suoi soldati in difficoltà ( De b. Gall. VII, 86 )

Accortosene, Cesare manda in aiuto a coloro che si trovano i n difficoltà Labieno con 6 coorti: comanda, qualora non possa sostenere l’attacco, di attaccare con una sortita, dopo aver fatto uscire le sue coorti; che non lo faccia, a meno che sia strettamente necessario. Egli stesso si reca dai rimanenti, li esorta a non cedere alla fatica; fa presente che il frutto di tutti i precedenti scontri è riposto in quel giorno ed in quell’ora. Coloro che si trovano all’interno, abbandonata ogni speranza a proposito delle difese della pianura a causa dell’estensione delle fortificazioni, tentano la scalata ai dirupi: portano in quei luoghi ciò che avevano preparato. Scacciano i difensori dalle torri con un’enorme massa di dardi, riempiono i fossati con materiali vari e graticci, aprono brecce nel muro e nel parapetto con le pertiche uncinate.

Testo originale

LXXXVI. His rebus cognitis Caesar Labienum cum cohortibus sex subsidio laborantibus mittit: imperat, si sustinere non possit, deductis cohortibus eruptione pugnet: id nisi necessario ne faciat. Ipse adit reliquos, cohortatur ne labori succumbant; omnium superiorum dimicationum fructum in eo die atque hora docet consistere. Interiores desperatis campestribus locis propter magnitudinem munitionum loca praerupta ex ascensu temptant: huc ea quae parauerant conferunt. Multitudine telorum ex turribus propugnantes deturbant, aggere et cratibus fossas explent, falcibus uallum ac loricam rescindunt.