La situazione idrografica di Milano romana

    Milano gode di una buona posizione, oltre che per quanto concerne le vie di terra, anche per quelle d'acqua: si trova, infatti, al centro di una pianura percorsa da numerosi corsi d'acqua, tra cui i più importanti per la vita della città antica furono l'Olona, il Lambro, il Seveso, l'Acqualunga ed il Nirone. In età romana questi corsi d'acqua furono deviati dal proprio alveo naturale e portati fuori dalle mura ed all'interno della città, con l'intento di garantire l'approvvigionamento idrico necessario ai vari servizi pubblici e privati ed al contempo di smaltire i rifiuti prodotti giornalmente.

Le dimensioni del fossato scavato attorno alla città, di cui restano prove documentarie, ad esempio, in via Croce Rossa, ed esistente già alla fine del I secolo a.C., erano di 3 metri di larghezza e di 1,5 metri di profondità: collegato al fossato esisteva anche un impianto per la lavorazione dei metalli. Il principale apporto allo riempimento del sistema dei fossati era dato dal fiume Seveso.

Il magazzino del grano (Horreum) sorgeva anch'esso nelle prossimità del fossato e questa sua collocazione doveva essere legata alla possibilità di trasportare per via d'acqua le provviste di grano attraverso la città.

In via Cusani si sdoppiava poi in Grande Seveso, in direzione di via San Giovanni sul Muro, e Piccolo Seveso, verso via dell'Orso. Quest'ultimo, inoltre, si divideva ulteriormente all'altezza di Corso di Porta Romana per approvvigionare gli impianti artigianali. I due rami principali successivamente si ricongiungevano in Piazza Vetra, nel canale Vettabbia, emissario generale delle acque della città romana. Un latro importante immissario era la roggia Acqualunga, che entrava nella città da Corso di Porta Venezia e che si immetteva nel Seveso, se è da ritenersi vera la presenza di un ponte romano in Piazza San Babila.

Il ritrovamento di un condotto di 15 metri lungo corso Vittorio Emanuele all'altezza della chiesa di S. Carlo sembra indicare che l'Acqualunga entrasse in città non più a cielo aperto, quanto piuttosto nascosto da una conduttura. Ricordiamo, ad avvalorare questa ipotesi, che nelle vicinanze sorgevano le Terme Erculee ed il Battistero di San Giovanni alle Fonti.

Inoltre, sempre di fronte alla chiesa di S. Carlo, si è rinvenuto un ponte, che doveva con tutta probabilità scavalcare un corso d'acqua, forse derivato dal Seveso: esso doveva essere rimasto in uso per molto tempo, se è corretto collegare alla presenza di un ponte i toponimi di via, contrada e chiesa "passerella".

L'approvvigionamento idrico della città, come pure lo smaltimento delle acque luride, è abbastanza ben documentato, attraverso ritrovamenti di condotti di laterizi in forma triangolare per l'acqua pulita e fognature di grandi dimensioni con volte a botte fornite anche di tombini per l'ispezione.

Il rifornimento idrico delle case doveva avvenire tramite pozzi, documentati in tutta la città: solo in piazza Missori, uno dei luoghi in cui ancora oggi la falda acquifera è molto alta, ne sono stati rinvenuti più di quindici.

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