La storia: la costruzione della Domus

 

    Il palazzo neroniano cui si riferiscono le fonti (domui eius) è la prima delle due residenze imperiali volute dall'imperatore, il cui nome ci è stato tramandato da Svetonio (Nero, 31):

 XXXI. Non in alia re tamen damnosior quam in aedificando, domum a Palatio Esquilias usque fecit, quam primo transitoriam, mox incendio absumptam restitutamque auream nominauit. 

"La chiamò dapprima transitoria, quindi - distrutta dall'incendio e ricostruita - aurea". Non conosciamo esattamente i confini e l'estensione di questa residenza: il termine transitoria, con l'accezione di "passaggio o collegamento" indica evidentemente che la domus collegava, come ci dice Tacito, il Palatino con gli Horti Maecenatiani, che erano stati lasciati in eredità ad Augusto alla morte di Mecenate. Sul colle Palatino è oggi attribuito alla domus transitoria il ricchissimo ninfeo rinvenuto sotto il triclinio nel palazzo dei Flavi. Scavi recenti, inoltre, hanno rivelato che l'imponente Domus Tiberiana, nelle forme del nuovo palazzo costruito con un progetto unitario, è attribuibile ai primi anni di regno di Nerone e può dunque essere collegata alla Domus Transitoria.

L'immensa devastazione causata dall'incendio del 64 permise all'imperatore di espropriare un'area vasta circa 80 ettari e di edificare un nuovo e gigantesco palazzo, la domus aurea, appunto , di cui ci parla ancora Svetonio (Nero, 31):

XXXI. ... De cuius spatio atque cultu suffecerit haec rettulisse. Vestibulum eius fuit, in quo colossus CXX pedum staret ipsius effigie; tanta laxitas, ut porticus triplices miliarias haberet; item stagnum maris instar, circumsaeptum aedificiis ad urbium speciem; rura insuper, aruis atque uinetis et pascuis siluisque uaria, cum multitudinem omnis generis pecudum ac ferarum. In ceteris partibus cuncta auro lita, distincta gemmis uinionumque conchis erant; cenatione laqueateae tabuli eburneis uersatilibus, ut flores, fistulatis, ut unguenta desuper spargerentur; praecipua cenationum rotunda, quae perpetuo diebus ac noctibus uice mundi circumageretur; balinae marinis et albulis fluentes aquis. Eius modi domum cum absolutam dedicaret, hactenus comprobauit, ut se diceret quasi hominem tandem habitare coepisse.

    La fastosa residenza del principe venne ad occupare quasi tutto il centro di Roma, cancellando case e edifici pubblici: il nuovo palazzo si estendeva dunque dal Celio all'Esquilino e "per comprendere le sue dimensioni, ... sarà sufficiente dire che una colossale statua di Nerone, alta 120 piedi, poteva entrare nel vestibolo della casa; l'ampiezza di quest'ultima era tale da includere tre portici lunghi un miglio ed uno stagno - anzi un mare - circondato da edifici grandi come città. Alle spalle, ville con campi, vigneti, pascoli, boschi. ... Tutto era lastricato d'oro ed ornato con gemme e conchiglie. Le sale da pranzo avevano volte ricoperte da lastre d'avorio mobili e forate, così da permettere la caduta di fiori e profumi. La più importante di esse era circolare e ruotava giorno e notte, come la terra. ... Quando Nerone infine inaugurò la sua casa, al termine dei lavori, se ne mostrò soddisfatto e disse che finalmente prendeva ad abitare in una residenza degna di un uomo".

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