Giugurta

Ritratto di Giugurta

        Uno degli episodi più celebri della storia di Roma, anche grazie all'opera di Sallustio che lo rese immortale, fu indubbiamente lo scontro con Giugurta, che diede anche modo di affacciarsi sulla scena politica a molti di quelli che sarebbero divenuti poi i protagonisti delle guerre civili. Micipsa, il successore di Massinissa, aveva lasciato il regno di Numidia in eredità ai figli Aderbale, Jempsale ed a Giugurta che aveva adottato. Giugurta, tuttavia, eliminò i fratelli uccidendo Jempsale e cacciando Aderbale. Il senato romano lo costrinse a far tornare in patria Aderbale, ma, non appena quest'ultimo ebbe fatto rientro in Numidia, Giugurta lo strinse d'assedio a Cirta nel 112 a.C. e massacrò con lui anche cittadini e mercanti romani della città. 

    Nel 111 a.C. Calpurnio Bestia concluse una pace a condizioni troppo miti con Giugurta e venne accusato di essere stato corrotto proprio dal nemico e venne dunque sostituito da Quinto Cecilio Metello. Anche quest'ultimo, tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti, fu giudicato troppo lento. Iniziò a porsi in luce in questi anni la figura di Gaio Mario, che si presentava come homo novus, non avendo parenti che avessero ricoperto incarichi di potere nè discendendo da una famiglia illustre. Nel 107 a.C. Mario fu eletto console con l'appoggio dei cavalieri con il preciso compito di eliminare Giugurta, che stava diventando un'imbarazzante spina nel fianco di Roma. Il questore di Mario, Lucio Cornelio Silla, risolse brillantemente il problema attirando Giugurta in un tranello: lo fece infatti invitare da Bocco, re di Mauretania, che, d'accordo con i Romani, tradì il suo ospite e lo consegnò alle autorità di Roma. Nel 105 a.C. Giugurta, finalmente sconfitto, fu portato a Roma dal vittorioso Mario ed infine giustiziato.

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