Severo Alessandro

Busto di Severo Alessandro

Eliogabalo fu ucciso dalla folla inferocita nel 222 ma la sua morte non ebbe conseguenze di rilievo né per la dinastia, che venne protetta dai maneggi delle dominae, spesso più potenti dei loro stessi consorti, né per i Cristiani, che non furono toccati minimamente dalla successione.

Il nuovo imperatore, cugino del sovrano defunto, si mostrò sempre molto tollerante nei loro confronti, tanto che la Historia Augusta giunge a definirlo esplicitamente filo-cristiano e filo-giudaico e ricorda che egli venerò nel suo larario personale anche le statue di Cristo e di Abramo. Ebbe quasi sicuramente l’intenzione di erigere a Cristo un tempio, come si sarebbe fatto ad un dio di Roma.

 Studiò con grande interesse l’organizzazione della Chiesa, da cui prese in prestito la consuetudine della probatio (che in ambito ecclesiastico era usata nei confronti dei sacerdoti) per la designazione dei governatori delle province e dei magistrati.

A proposito della sua benevolenza nei confronti dei Cristiani, è utile ricordare il comportamento tenuto da Alessandro quando dovette risolvere la controversia scaturita per l’assegnazione di un lotto di terra a Roma fra i popinarii (tavernieri) che la reclamavano ed una comunità di Cristiani che ne aveva bisogno per edificare una chiesa : l’imperatore preferì assegnare la terra ai Cristiani, perché pensava che l’avrebbero sfruttata “ut quemadmodum illic deus  colatur”.

L’imperatore volle anche utilizzare il cosiddetto precetto aureo (“Non fare agli altri quello che non vorresti che venisse fatto a te stesso”) e ne fece il suo motto personale, scolpito sul suo palazzo, sulle costruzioni pubbliche e nei tribunali  ed inciso persino sulle monete.

Durante il suo impero uno scrittore cristiano fu il primo a pubblicare un’opera di argomento profano : si trattava di Sesto Giulio Africano, autore dei Kestoi, un vero e proprio trattato dell’arte della guerra, comprendente i primi rudimenti di quella che oggi potremmo chiamare “guerra chimica” e persino la prima descrizione del micidiale “fuoco greco”.

Allo stesso Giulio Africano fu anche affidata  - fatto eccezionale di integrazione di un Cristiano nell’impero - la organizzazione della nuova biblioteca imperiale del Pantheon, a testimonianza del fatto che persino la corte si stava lentamente cristianizzando.

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