La conoscenza preliminare dei vocaboli

 

    Lo studente che si trova alle prime armi con le mitiche “frasi” o versioni da tradurre si lascia in genere spaventare dalla spasmodica ricerca sul vocabolario di tutte le parole che incontra e finisce in tal modo per perdere la visione generale del testo e persino il senso logico che gli direbbe – in circostanze normali – che quanto ha tradotto non ha senso in italiano.

E’ indubbio che il latino – ed il greco soprattutto –, al di là di un numero comunque piuttosto ragguardevole di parole che, in quanto capostipiti di termini che poi sono naturalmente confluiti nella lingua italiana, sono facilmente comprensibili senza l’uso di un dizionario, presentino una vastissima serie di vocaboli per la cui comprensione il vocabolario stesso è indispensabile, sia perchè non immediatamente riconducibili ad una parola italiana di cui costituiscono l’etimo sia poi perchè potrebbero presentare una tale quantità di diverse sfumature e significati ( specie se legati a diverse preposizioni, come è frequentissimo nella lingua greca ) da impedire un’immediata comprensione.

    Il mio consiglio è quello di provare ad imparare la maggior parte dei termini di più frequente utilizzo che compaiono nei testi – siano essi frasi che versioni – che capita di dover tradurre: mi rendo conto che si tratta di un obiettivo tutt’altro che facile da conseguire, ma credo, per esperienza, che questo costituisca davvero la chiave di volta sui cui si regga poi tutta l’abilità traduttiva che si formerà in seguito.

    Non si tratta ovviamente di dover imparare lunghi elenchi di vocaboli greci e latini e la loro rispettiva traduzione, quanto piuttosto di esaminare con cura i testi che si traducono e cercare di trattenere il maggior numero possibile di quelle espressioni che – è l’esperienza stessa della traduzione a rivelarlo – inevitabilmente ricorrono e si finisce per incontrare di frequente.

    Ad esempio traducendo Cesare, come può essere frequente nel Ginnasio, si ha spesso a che fare con battaglie, armi, marce forzate, spedizioni, accampamenti, sortite e svariati aggettivi, sostantivi, verbi ed avverbi od espressioni intere tipici del mondo militare: è utile allora provare a ricordarsene il più possibile, non solo per crearsi un vocabolario specifico – in questo caso dei termini caratteristici che si potranno incontrare tutte le volte che il testo che dovremo tradurre conterrà una descrizione di un episodio di combattimento o di una battaglia – ma anche per agevolare il proprio compito di traduttore: una conoscenza di questo tipo, infatti, consente – a patto di essere sufficientemente sicuri della propria memoria – di evitare una consultazione spasmodica del dizionario, a tutto vantaggio di una migliore comprensione ( e traduzione ) del testo stesso.

    Supponendo, infatti, di conoscere un buon numero delle parole che ricorrono nel testo, già la prima lettura dello stesso risulterà ovviamente molto più efficace, perchè la comprensione generale ne sarà stata agevolata; inoltre anche la stesura dettagliata della traduzione ne trarrà vantaggio, grazie ad una quantità maggiore di tempo che si potrà dedicare alla comprensione dei nessi logici che costituiscono sempre la vera guida che deve condurre, seguendo l’argomentare o semplicemente il filo dei pensieri dell’autore, dal principio alla fine del testo.

    Se poi è possibile, il risparmio di tempo conseguito mediante l’acquisizione di un buon vocabolario può essere infine impiegato con vantaggio nel raffinamento del testo tradotto, una volta ragionevolmente certi – ben inteso – che questo sia corretto. Si tratta allora di migliorare il proprio stile mediante una serie di accorgimenti che solo la pratica traduttiva stessa, acquisita negli anni, può suggerire di volta in volta: ci si libera dalle rigide regole imposte dalla traduzione letterale e si sfrutta invece il proprio “istinto” per meglio adattare la resa italiana all’originale greco o latino. Ogni lingua, infatti, ha le sue espressioni ed i suoi modi di dire tipici, il cui senso può essere restituito appieno solo attraverso un’immedesimazione con il sentire dell’autore, la sua comprensione ed infine la sua resa nella propria lingua.

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