Senofonte

Anabasi

Lo stato maggiore dei Greci cade in un'imboscata dei Persiani (Anab. II, 5 31-36)

Testo originale

Quando poi si trovavano presso le porte dell’accampamento di Tissaferne, gli strateghi furono chiamati all’interno, il beota Prosseno, il tessalo Menone, l’arcade Aghia, lo spartano Clearco e l’acheo Socrate; i locaghi, invece, rimanevano presso le porte. Ma non molto tempo dopo, ad uno stesso segnale, quelli che erano all’interno venivano messi in catene, e quelli all’esterno furono massacrati. Dopodiché, alcuni dei cavalieri dei barbari, che avanzavano nella pianura, provvedevano ad uccidere qualunque greco incontrassero, schiavo o libero. Tuttavia i Greci si stupivano del movimento dei cavalli, guardando dall’accampamento, e non si rendevano conto di cosa stessero facendo, finchè non giunse l’arcade Nicarco, che fuggiva, benchè ferito all’intestino, tenendo in mano i visceri, e raccontò tutto l’accaduto. Allora i Greci correvano tutti alle armi, sconvolti e pensando che in breve sarebbero giunti al loro accampamento. I barbari, invece, non vennero in massa, anzi si presentarono (solo) Arieo, Artaozo e Mitridate, che erano uomini di fiducia di Ciro. Tuttavia l’interprete dei Greci disse di riconoscere e vedere anche il fratello di Tissaferne fra di loro. Li seguivano allora altri circa 300 persiani armati di corazza.

 

 

Il pretesto dei Persiani per la strage (Anab. II, 5 36 - 39)

Testo originale

Quando questi furono vicini, chiesero che si facesse avanti uno stratego od un locago dei Greci, perchè si potessero annunciare gli ordini del re. Allora uscirono circospetti i comandanti dei Greci, Cleanore di Orcomeno e Sofoneto di Stinfalo, e con loro l’ateniese Senofonte, per aver notizie di Prosseno; Chirisofo, invece, per caso era assente, in un villaggio con altri a fare approvvigionamenti. Quando dunque si fermarono a distanza sufficiente per ascoltare, Arieo si espresse così: “Clearco, Greci, essendo risultato evidente che fosse uno spergiuro e che violasse i patti, ha subito la giusta punizione ed è morto; Prosseno e Menone, invece, dal momento che svelarono il suo proposito, vengono tenuti in grande onore. Il re, dunque, vi chiede di consegnare le armi; dice infatti che spettano a lui, perchè erano di quello schiavo di Ciro”.

 

 

La risposta dei Greci (Anab. II, 5 39 - 42)

Testo originale

A questo punto i Greci risposero, e fu Cleanore di Orcomeno a parlare: “infimo tra gli uomini, Arieo, e voi altri, che eravate amici di Ciro, non vi vergognate davanti agli dei ed agli uomini? Voi che, dopo aver giurato di considerare amici e nemici i nostri medesimi, dopo averci consegnato al malvagio e perfido Tissaferne, avete ucciso gli uomini ai quali eravate legati da giuramento e, consegnati noi ai nemici, ci attaccate?”. Allora Arieo rispose: “Sì: è risultato infatti evidente che dapprima Clearco ha teso insidie a Tissaferne, a Oronte e a tutti noi che siamo assieme a costoro”. Allora Senofonte ribatté così: “Dunque Clearco, se ha rotto la tregua contro gli accordi, merita la giusta punizione: è giusto infatti che gli spergiuri abbiano la morte; ma portate qui Prosseno e Menone, dal momento che sono vostri benefattori, e nostri comandanti: è infatti evidente che, dal momento che sono amici di entrambi, proveranno a consigliare sia noi che voi per il meglio”. Tuttavia i barbari, dopo aver discusso per molto tempo gli uni con gli altri, se ne andarono senza aver dato risposta.