Tertulliano

Apologeticum, XVI

 

CAPO 16 -- Stupida e falsa è l'accusa che i Cristiani adorino una testa d'asino. Adoriamo una croce? Non sono forse di croci e sopra croci fabbricati i vostri dei?

 

[1] E invero, come ha scritto un tale, avete sognato che una testa d'asino è il nostro dio. Codesto tale sospetto l'ha introdotto Cornelio Tacito.

[2] Costui, infatti, nel libro quinto delle sue Storie, prendendo a raccontare la guerra giudaica dall'origine della gente, dopo aver anche congetturato quello che ha voluto, tanto su l'origine stessa, quanto sul nome e la religione della gente, narra che i Giudei, liberati dall'Egitto o, com'egli credette, banditine, trovandosi nelle vaste località dell'Arabia, quanto mai prive di acqua, tormentati dalla sete, su l'indizio di onagri, che si credeva si recassero, per avventura, dopo il pasto, a bere, poterono far uso di sorgenti; e per questo beneficio la figura di una bestia simile consacrarono. Così di qui si presunse, penso, che anche noi, come parenti della religione giudaica, all'adorazione della medesima immagine venissimo iniziati. Vero è che il medesimo Cornelio Tacito, pur essendo quel gran chiacchierone di menzogne, nella stessa Storia racconta che Gneo Pompeo, presa Gerusalemme ed entrato perciò nel tempio allo scopo di osservare gli arcani della religione giudaica, nessun simulacro colà trovò.

[3] E in verità, se si onorava cosa, che per via di qualche figura era rappresentata, in nessun luogo, meglio che nel suo sacrario, avrebbe potuto essere esposta, tanto più che quel culto, pur vano, presenza di estranei non temeva. Infatti solo ai sacerdoti era lecito entrare; anche la vista ne era impedita agli altri da un velo disteso.

[4] Tuttavia voi non negherete di adorare tutte le razze di giumenti e muli tutt'interi con la loro Epona. Ma forse per questo ci si muove rimprovero, perché tra gli adoratori di bestiame e di belve d'ogni sorta, di asini soltanto adoratori siamo.

[5] Ma anche chi ci crede adoratori di una croce, sarà nostro correligionario. Quando si adora un legno, poco importa il suo aspetto, essendo la stessa la qualità della materia; poco importa la forma, quando proprio codesto legno sia il corpo di un dio. E tuttavia quanto poco si differenzia dal legno di una croce Pallade attica e Cerere faria, che senza figura si presentano, rozzo palo e legno informe!

[6] Parte di una croce è ogni legno, che piantato viene in posizione verticale. Noi, se mai, adoriamo un dio intero e completo. Ho detto che, quale forma iniziale degli dei vostri, i modellatori abbozzano una croce. Ma anche le Vittorie adorate nei trofei, mentre dei trofei le croci formano le parti interiori.

[7] Tutta la religione romana degli accampamenti venera le insegne, giura per le insegne, le insegne antepone a tutte le divinità. Tutta quella congerie di immagini su le insegne, sono monili apposti a croci; quei veli degli stendardi e delle bandiere, di croci sono rivestimento. Lodo la vostra diligenza: consacrare non avete voluto delle croci disadorne e nude.

[8] Altri, indubbiamente con un concetto di noi più umano e verisimile, credono che il sole sia il nostro dio. Se mai, saremo messi fra i Persiani, sebbene non il sole dipinto in un lenzuolo adoriamo, avendolo, esso proprio, dovunque, nel suo disco.

[9] Di qui in fin dei conti un tale sospetto: è noto che noi si prega rivolti dalla parte d'oriente. Ma anche molti di voi, affettando di adorare qualche volta pur cose celesti, le labbra muovete volti dove sorge il sole.

[10] Del pari, se il giorno del sole concediamo alla gioia per un ben altro motivo che per il culto del sole, veniamo al secondo posto dopo coloro che il giorno di Saturno all'ozio e alla crapula dedicano, differenziandosi essi pure dal costume giudaico, che ignorano.

[11] Ma una nuova rappresentazione del dio nostro è stata già recentemente in codesta città divulgata, dacché un criminale, assoldato per frustrare l'assalto delle bestie, espose un dipinto con una scritta di questo tenore: 'il dio dei Cristiani, razza di asino'. Questo dio aveva orecchie d'asino e un piede munito di zoccolo e recava un libro e la toga. Ridemmo e del nome e della figura.

[12] Sennonché essi, gl'inventori della rappresentazione, senz'altro adorare avrebbero dovuto il nume biforme, dacché dei con testa di cane e di leone, con corna di capro e di ariete, becchi a partire dai lombi, serpenti nell'ima parte e alati nelle piante e nel tergo promiscuamente accolsero. Tutto codesto per abbondare, al fine di non aver omesso, in certo modo scientemente, nessuna diceria, senza averla confutata. Di tutto ciò ci scolperemo nuovamente, volgendoci senz'altro alla esposizione della religione nostra.