Tacito

Annales

 

Gli ultimi giorni di orge per Messalina ( XI, 31 )

31. Chiama allora a sé gli amici più autorevoli e interroga anzitutto il prefetto dell'annona Turranio e poi il comandante dei pretoriani Lusio Geta. Essi ammettono la verità e gli altri, attorno a lui, escono in una ridda di incitamenti: doveva andare alla caserma, assicurarsi la fedeltà delle truppe pretorie e pensare alla sicurezza prima che alla vendetta. Claudio - e il fatto è certo - era così sopraffatto dalla paura che continuava a chiedere se il potere era nelle sue mani e se Silio era un privato cittadino.Messalina intanto, più sfrenata che mai, celebrava - era autunno avanzato - dentro la sua casa, con uno spettacolo, la festa della vendemmia. Si premevano torchi, straripavano i tini del mosto tra danze di donne cinte di pelli, come baccanti intente al sacrificio o in preda al furore. Messalina agitava follemente, coi capelli disciolti, un tirso e, accanto, Silio, cinto d'edera e calzato di coturni, agitava il capo in mezzo agli strepiti di un coro procace. Raccontano che a Vezzio Valente, arrampicato, in quel clima lascivo, su un alto albero, abbiano chiesto che cosa vedesse, e lui, di risposta: «Una terribile tempesta da Ostia», sia che realmente fosse in vista, sia che questa casuale battuta abbia assunto il valore di un presagio.

 

Testo originale

XXXI. Tum potissimum quemque amicorum uocat, primumque rei frumentariae praefectum Turranium, post Lusium Getam praetorianis impositum percontatur. Quis fatentibus certatim ceteri circumstrepunt, iret in castra, firmaret praetorias cohortis, securitati ante quam uindictae consuleret. Satis constat eo pauore offusum iblaudium ut identidem interrogaret an ipse imperii potens, an Silius priuatus esset. At Messalina non alias solutior luxu, adulto autumno simulacrum uindemiae per domum celebrabat. Vrgeri prela, fluere lacus; et feminae pellibus accinctae adsultabant ut sacrificantes uel insanientes Bacchae; ipsa crine fluxo thyrsum quatiens, iuxtaque Silius hedera uinctus, gerere cothurnos, iacere caput, strepente circum procaci choro. Ferunt Vettium Valentem lasciuia in praealtam arborem conisum, interrogantibus quid aspiceret, respondisse tempestatem ab Ostia atrocem, siue coepemt ea species, seu forte lapsa uox in praesagium uertit.

 

 

Messalina, scoperta, è abbandonata da tutti ( XI, 32 )

32. Non voci arrivano, intanto, ma persone, da ogni parte, a informare che Claudio era al corrente di tutto e veniva deciso alla vendetta. Messalina se ne va nei giardini di Lucullo, Silio, per dissimulare la paura, agli affari del foro. Ed ecco arrivare, nella fuga generale, i centurioni, che mettono in catene quanti lì trovano, alla luce del sole o rintanati. Messalina tuttavia, benché la situazione avversa le impedisse di ragionare con calma, s'affrettò a muovere incontro al marito, a farsi vedere da lui, il che spesso le era stato di aiuto, e mandò a dire a Britannico e Ottavia di andare ad abbracciare il padre. Scongiurò Vibidia, la più anziana delle vestali, di chiedere udienza al pontefice massimo, per implorare clemenza. Intanto, con un séguito di tre persone in tutto, perché di colpo le si era fatto il vuoto intorno, dopo aver attraversato a piedi tutta la città, imbocca la via per Ostia, su un carro di quelli impiegati per i rifiuti dei giardini. Nessuno provava pietà per lei: più forte era l'orrore delle sue vergogne.

 

Testo originale


XXXII. Non rumor interea, sed undique nuntii incedunt, qui gnara Claudio cuncta et uenire promptum ultioni adferrent. Igitur Messalina Lucullianos in hortos, Silius dissimulando metu ad munia fori digrediuntur. Ceteris passim dilabentibus adfuere centuriones, inditaque sunt uincla, ut quis reperiebatur in publico aut per latebras. Messalina tamen, quamquam res aduersae consilium eximerent, ire obuiam et aspici a marito, quod saepe subsidium habuerat, haud segniter intendit misitque ut Britannicus et Octauia in complexum patris pergerent. Et Vibidiam, uirginum Vestalium uetustissimam, orauit pontificis maximi auris adire, clementiam expetere. Atque interim, tribus omnino comitantibus - id repente solitudinis erat - spatium urbis pedibus emensa, uehiculo, quo purgamenta hortorum eripiuntur, Ostiensem uiam intrat nulla cuiusquam misericordia quia flagitiorum