PETRONI ARBITRI

SATIRICON - LXXIV 

 

Il presagio ed il gallo

74 Stava pronunciando queste parole, quando arrivò il canto di un gallo. Turbato da quel suono, Trimalcione fa versare del vino sotto il tavolo e anche sulla lampada. Poi, passandosi l'anello alla mano destra, disse: «Se questo trombettiere ha dato l'allarme non può non esserci un buon motivo: mi sa che sta per scoppiare un incendio o qui intorno qualcuno è lì lì per esalare l'anima. Vade retro da noi! Chi mi trova questo profeta del malaugurio si becca una bella mancia». Detto fatto: lì dal vicinato gli portano un gallo e Trimalcione ordina di cucinarlo. Sventrato da quel genio d'un cuoco che poco prima aveva trasformato la carne di maiale in pesci e uccelli, il gallo viene messo in pentola, mentre Dedalo ci versa dentro dell'acqua bollente e Fortunata trita sopra il pepe con un macinino di legno.   

 

Testo originale

LXXIV. Haec dicente eo gallus gallinaceus cantauit. Qua uoce confusus Trimalchio uinum sub mensa iussit effundi lucernamque etiam mero spargi. Immo anulum traiecit in dexteram manum et: "Non sine causa, inquit, hic bucinus signum dedit; nam aut incendium oportet fiat, aut aliquis in uicinia animam abiciat. Longe a nobis! Itaque quisquis hunc indicem attulerit, corollarium accipiet". Dicto citius de uicinia gallus allatus est, quem Trimalchio iussit ut aeno coctus fieret. Laceratus igitur ab illo doctissimo coso, qui paulo ante de porco aues piscesque fecerat, in caccabum est coniectus. Dumque Daedalus potionem feruentissimam haurit, Fortunata mola buxea piper triuit.

 

Italia HyperBanner Network