PETRONI ARBITRI

SATIRICON – CXLI :

 

l’antropofagia, parodia dell’Eucarestia

141 «Tanto per cominciare, la tua nave che doveva giungere dall'Africa, secondo la tua promessa, con tanto di soldi e schiavi a bordo non è ancora arrivata. E i cacciatori di eredità, ormai ridotti in bolletta, cominciano a tirarsi indietro. Perciò, o sono io che mi sbaglio, oppure la fortuna comincia di nuovo a voltarci le spalle».
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«Tutti coloro che ho menzionato nel mio testamento, ad eccezione dei miei liberti, potranno avere quanto ho lasciato loro solo a patto che taglino a pezzi il mio cadavere e se lo mangino alla presenza del popolo».
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Sappiamo che presso alcune popolazioni esiste ancor oggi l'usanza che i vivi mangino i corpi dei loro parenti defunti, tanto è vero che spesso i malati si sentono rinfacciare di rendere peggiore la loro carne. Perciò io esorto tutti i miei amici a non sottrarsi alla mia volontà, invitandoli a mangiarsi il mio cadavere con lo stesso gusto con il quale avranno di certo mandato a quel paese l'anima mia». 

 

Testo originale

CXLI. "Ex Africa nauis, ut promiseras, cum pecunia tua et familia non uenit. Captatores iam exhausti liberalitatem imminuerunt. Itaque aut fallor, aut fortuna communis coepit redire ad paenitentiam suam."

 "Omnes, qui in testamento meo legata habent, praeter libertos meos hac condicione percipient quae dedi, si corpus meum in partes conciderint et astante populo comederint."  *

 "Apud quasdam gentes scimus adhuc legem seruari, ut a propinquis suis consumantur defucti, adeo quidem ut obiurgentur aegri frequenter, quod carnem suam faciant peiorem. His admoneo amicos meos, ne recusent quae iubeo, sed quibus animis deuouerint spiritum meum, eisdem etiam corpus consumant." 

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