Tito Lucrezio Caro

De rerum natura

 

Tantum religio potuit suadere malorum

Liber I, vv. 80-106

    Questo temo in queste cose, che tu pensi per caso di fare ingresso negli elementi di un’empia filosofia e di avviarti sulla via del delitto. Perché, al contrario, più spesso quella famosa religione ha dato origine a fatti scellerati ed empi, come quando in Aulide i condottieri scelti dei Danai, fior fiore di eroi, vergognosamente contaminarono con il sangue d’Ifigenia l’altare della vergine trivia. Ed appena la benda, avvolta ai suoi capelli di ragazza, ricadde ugualmente su entrambe le guance e non appena si accorse che suo padre stava fermo, triste, davanti agli altari e che vicino a lui i sacerdoti tengono nascosto il pugnale, e che alla sua vista i cittadini versavano lacrime, muta di terrore, caduta sulle ginocchia, si abbatteva a terra. Ed a lei sventurata poteva essere di aiuto in quel momento il fatto che per prima aveva chiamato il re col nome di padre; infatti, sollevata dalle mani degli uomini e tutta tremante, fu condotta agli altari, non perché, compiuto secondo il costume il rito sacro, potesse venir accompagnata da Imeneo che chiaro risuona ( o clarus per le fiaccole), ma perché impuramente lei che era pura, proprio nel tempo delle nozze, cadesse come triste vittima del sacrificio paterno, affinchè fosse concessa alla flotta una partenza felice e fausta. A tali mali poté indurre la religione!

 

Testo originale

 

    Illud in his rebus uereor, ne forte rearis                        80
impia te rationis inire elementa uiamque
indugredi sceleris. quod contra saepius illa
religio peperit scelerosa atque impia facta.
Aulide quo pacto Triuiai uirginis aram
Iphianassai turparunt sanguine foede
ductores Danaum delecti, prima uirorum.
cui simul infula uirgineos circumdata comptus
ex utraque pari malarum parte profusast,
et maestum simul ante aras adstare parentem
sensit et hunc propter ferrum celare ministros
aspectuque suo lacrimas effundere ciuis,
muta metu terram genibus summissa petebat.
nec miserae prodesse in tali tempore quibat
quod patrio princeps donarat nomine regem.
nam sublata uirum manibus tremibundaque ad aras
deductast, non ut sollemni more sacrorum
perfecto posset claro comitari Hymenaeo,
sed casta inceste nubendi tempore in ipso
hostia concideret mactatu maesta parentis,
exitus ut classi felix faustusque daretur.
tantum religio potuit suadere malorum.                        101