Luciano, Storia vera

 

Un'isola nello spazio (Storia vera, I, 10)

Testo originale

Dopo aver corso nello spazio per 7 giorni ed altrettante notti, all’ottavo scorgiamo una terra grande nello spazio, simile ad un’isola, splendente e di forma sferica, che riluceva di una luce intensa; avvicinatici dunque ad essa e gettata l’ancora, sbarcammo e, osservando la terra, scopriamo che è abitata e coltivata. Di giorno non vedevamo dunque niente là, sopraggiunta invece la notte ci apparivano molte altre isole vicino, alcune più grandi, altre più piccole, simili per aspetto al fuoco, ed un’altra terra sotto di noi, che aveva sopra città, fiumi, mari, foreste e monti. Dunque pensavamo che questa fosse quella abitata da noi.

Strani personaggi (Storia vera, 1, 23)

Testo originale

Quando poi l’uomo invecchia, non muore, ma diviene aria, dissolvendosi come vapore. Inoltre il nutrimento è per tutti lo stesso: ogni qualvolta, infatti, che accendono un fuoco, arrostiscono sui carboni delle rane; ce ne sono dunque molte che volano nell’aria presso di loro; mentre vengono arrostite, seduti in cerchio come se fossero veramente a tavola, leccano il fumo che ne esala e  si nutrono. Si nutrono proprio di tale cibo; essi hanno poi come bevanda aria spremuta in una coppa, che produce un liquido simile a rugiada. Ed è considerato bello da loro quando qualcuno è calvo e pelato, e non possono sopportare coloro che anno i capelli. Al contrario, invece, riguardo gli astri chiomati, li ritengono belli: infatti alcuni ne parlavano. E non di meno fanno crescere delle barbe un po’ sopra le ginocchia. E non hanno unghie nei piedi, ma hanno tutti un solo dito.

Pranzi fuori dal comune (Storia vera, I, 24)

Testo originale

Soffiano poi dal naso un miele acidissimo; e tutte le volte che faticano o fanno ginnastica, sudano latte per tutto il corpo, così da produrre persino dei formaggi con esso, facendovi gocciolare un po’ di miele; inoltre fanno un olio con le cipolle molto denso e profumato come un unguento. Hanno poi molte viti con cui producono acqua: infatti gli acini dei grappoli sono simili a grandine e, a mio avviso, quando il vento, cadendoci sopra, scuote quelle viti, allora da noi cade la grandine, poiché gli acini si staccano. Fanno uso poi proprio della pancia come bisaccia, mettendovi dentro quanto hanno bisogno: infatti loro la possono aprire e poi nuovamente richiudere. Su di essa inoltre non appare altro che questo solo: è tutta pelosa e lanosa all’interno, tanto che anche i neonati, qualora abbiano freddo, si immergono in essa.