Euripide

Supplici, vv. 195 - 218

L'uomo e gli dei

Testo originale

 

    Molto spesso ho discusso di questo argomento con altri. Dice infatti qualcuno che c'è più male che bene nella natura dei mortali. Ma io ho un'opinione esattamente opposta, che il bene prevalga sul male nell'uomo: se non fosse così, non ci sarebbe motivo di essere illuminati dalla luce della vita. Mi inchino dunque al dio che ci diede la vita portando ordine dal caos e dalla ferinità, dapprima impiantando la scintilla della ragione, poi donandoci la lingua per esprimere i pensieri, così da cogliere il significato di ciò che viene detto, ed il nutrimento dei cibi, e le gocce umide dal cielo, per crescere i prodotti della terra ed innaffiarne il ventre; ed inoltre protezione dalla tempesta, mezzi per ripararsi dal calore bruciante del dio (il sole); l'arte di navigare sui mari, per poter scambiare gli uni con gli altri quei prodotti di cui la terra di ciascuno è carente. E dove la vista ci abbandona e la nostra conoscenza non è sicura, gli indovini formulano previsioni osservando le fiamme, leggendo i segni nelle viscere degli animali od interpretando il volo degli uccelli. Non peccheremmo dunque di presunzione, dal momento che il dio ha disposto in questo modo la nostra vita, a ritenerci insoddisfatti? Ma la nostra presunzione ci spinge a voler essere più forti del dio, e con l'orgoglio nei nostri cuori pensiamo di essere più saggi degli dei.