Euripide

Elena, vv. 15 - 66

 

Il fantasma di Elena

Testo originale

La mia patria, Sparta, è una terra non priva di fama, e Tindaro è mio padre; tuttavia esiste una leggenda: che Zeus volò da mia madre Leda, dopo aver assunto le sembianze di un uccello, un cigno, che compì l'unione ottenuta con l'inganno, cercando di sfuggire all'inseguimento di un'aquila, se la storia è vera. Elena è il mio nome: dirò dei mali che ho sofferto. In cerca della bellezza, tre dee vennero in una profonda valle sul monte Ida, da Paride: Era, Afrodite e la vergine figlia di Zeus, desiderose di porre fine alla disputa sulla loro bellezza con una decisione. La cipride Afrodite offrì la mia bellezza - se si può dire bellezza la sventura - perchè Paride mi sposasse - e così vinse. Paride, il pastore dell'Ida, abbandonò le sue stalle e venne a Sparta per prendermi in matrimonio.

Tuttavia Era, sdegnata dal non essere riuscita a sconfiggere le altre dee, mandò in fumo le mie nozze con Paride: diede al figlio di Priamo non me ma un'immagine, viva e respirante, che ella aveva modellato nel cielo e resa simile a me; ed egli pensa di avere me - un'aerea fantasia, perchè non mi ha. E a loro volta i progetti di Zeus hanno aggiunto ulteriori problemi a questi: egli ha infatti portato una guerra nella terra degli Elleni e degli infelici Frigi, in modo da poter illuminare madre Terra delle sue masse affollate di mortali, e portare fama all'uomo più coraggioso di Grecia. Così io divenni il bottino di guerra dei Greci, per mettere alla prova il coraggio dei Troiani; o meglio non io, quanto piuttosto il mio nome. Ermes mi prese nelle pieghe dell'aria e mi nascose in una nuvola - Zeus non si era scordato di me - e mi depose qui nella casa di Proteo, dopo aver scelto il più assennato di tutti i mortali, in modo che potessi mantenere il mio letto puro per Menelao. Ed eccomi qui, mentre il mio miserabile marito ha raccolto un esercito e portato una grande guerra contro gli Elleni. Perchè allora sono ancora viva? Ho udito il dio Ermes dichiarare che io vivrei ancora nella gloriosa città di Sparta, con mio marito - perchè sapeva che io non sono mai andata ad Ilio - in modo che non possa giacere nel letto di un altro uomo. Bene, finchè Proteo vide questa luce del sole, io fui salva dal matrimonio; ma ora che è nascosto nell'oscura terra, il figlio del defunto vorrebbe sposarmi. Ma io, in memoria di colui che fu mio marito un tempo, mi stendo supplice sulla tomba di Proteo, che custodisca il mio letto sicuro per mio marito, in modo che - se anche dovessi portare un nome carico di infamia in Grecia - almeno possa non cadere in disgrazia qui.