Erodoto

 

Storie, IV, 14

Aristea, morto due volte

Testo originale

Affermano infatti che Aristea, che non era inferiore a nessuno dei cittadini per nobiltà di nascita, entrato in una bottega di un cardatore a Proconneso, morì ed il cardatore, una volta chiusa la sua bottega, mandò a riferire il fatto ai parenti del morto. Quando poi si era già diffusa la voce per la città che Aristea era morto, un uomo di Cizico, giunto dalla città di Artace, venne a discussione con coloro che raccontavano il fatto, affermando che si era imbattuto in lui mentre si recava a Cizico e di avergli parlato. E dunque questo uomo di Cizico stava discutendo con violenza, ma i parenti del morto si trovavano presso la bottega con gli strumenti necessari per portar via il cadavere. Quando, dunque, venne aperta la porta dell'edificio, Aristea non si trovò, né vivo né morto. Dopo sette anni, però, apparso a Proconneso, compose quelle poesie che ora vengono chiamate dai Greci "Arimaspea", ma, dopo averle composte, scomparve per la seconda volta.