Le opere d'arte delle Domus Aurea

Il gruppo marmoreo del Laocoonte

    L'interno della Domus Aurea era decorato con moltissime opere d'arte, sottratte dall'imperatore per la maggior parte alla Grecia, nel nome del suo spropositato amore per quella terra. E' di nuovo Plinio a soffermarsi sulla preziosa collezione di statue di Nerone, affermando che tutte le pių celebri opere d'arte si trovavano allora nell'Urbe, dedicate da Vespasiano nel Tempio della pace e nelle altre costruzioni che quest'ultimo aveva fatto erigere, opere che erano state trasportate a Roma dopo essere state saccheggiate da Nerone con violenza per essere esposte nelle sale del suo palazzo (Nat. Hist. XXXIV, 19):

XXXIV. ...  Atque ex omnibus quae rettuli clarissima quaeque in urbe iam sunt dicata a Vespasiano principe in templo Pacis aliisque eius operibus, uiolentia Neronis in urbem conuecta et in sellariis domus aureae disposita.

    Plinio accenna anche al soggetto di alcune delle opere di cui l'imperatore si era circondato nel suo palazzo: una statua di Amazzone scolpita da Strongylione ed un Alessandro Magno di Lisippo, che Nerone fece poi rivestire d'oro (Nat. Hist. XXXIV, 18 e 19):

XXXIV. 18. ...  Circumtulit et Nero princeps Amazonem, de qua dicemus, et paulo ante C. Cestius consularis signum, quod secum etiam in proelio habuit. Alexandri quoque Magni tabernaculum sustinere traduntur solitae statuae, ex quibus duae ante Martis Vltoris aedem dicatae sunt, totidem ante regiam. ... 19. ...  Strongylion Amazonem quam ab excellentia crurum eucnemon appellant, ob id in comitatu Neronis principis circumlatam. ...  Fecit et Alexandrum Magnum multis operibus, a pueritia eius orsus. Quam statuam inaurari iussit Nero princeps delectatus admodum illa; dein, cum pretio perisset gratia artis, detractum est aurum pretiosiorque talis existimabatur, etiam cicatricibus operis atque concisuris in quibus aurum haeserat remanentibus

    Si ipotizza, inoltre, che anche le celebri statue del Galata morente e del Galata suicida fossero collocate all'interno della sala ottagonale: queste due opere, i cui originali erano in bronzo, facevano parte delle decorazione di un monumento dell'Acropoli di Pergamo voluto dal re Attalo I per celebrare la vittoria sui Galli e sarebbero poi stati trasportate a Roma da Nerone nel 64 d.C., secondo quanto afferma ancora Plinio (Nat. Hist. XXXIV, 19):

XXXIV.  Plures artifices fecere Attali et Eumenis aduersus Gallos proelia, Isigonus, Pyromachus, Stratonicus, Antigonus qui uolumina condidit de sua arte. ...  Atque ex omnibus quae rettuli clarissima quaeque ...  in sellariis domus aureae disposita.

    Le statue che noi conosciamo, invece, sono copie in marmo, scolpite probabilmente a Pergamo e poi rinvenute a Roma a causa dei lavori alla villa Ludovisi durante i primi anni del Seicento. 

Ancora una volta č Plinio a rivelarsi fonte preziosissima per un'altra celeberrima opera d'arte collocata all'interno della Domus Aurea, il gruppo del Laocoonte, che "andrebbe preferito a qualsiasi altra statua o quadro" (Nat. Hist. XXXVI, 6):

XXXVI. ... Nec deinde multo plurium fama est, quorundam claritati in operibus eximiis obstante numero artificum, quoniam nec unus occupat gloriam neo plures pariter nuncupari possunt, sicut in Laocoonte qui est in Titi imperatoris domo, opus omnibus et picturae et statuariae artis praeferendum. Ex uno lapide eum ac liberos draconumque mirabiles nexus de consilii sententia fecere summi artifices Hagesander et Polydorus et Athenodorus Rhodii.

    Una leggenda vorrebbe il Laocoonte collocato e successivamente ritrovato nella sala di Ettore ed Andromaca, ma il gruppo marmoreo fu ritrovato durante l'esplorazione delle "grotte neroniane" nel 1500 in un locale della Domus Aurea utilizzato anche dall'imperatore Tito. Tale sala fu poi probabilmente annessa alle Terme di Traiano e finė per essere interrata durante i lavori di edificazione delle platee soprastanti cui abbiamo accennato in precedenza.

Andrea Zoia

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Bibliografia