La domus di Dioniso

Il mosaico che dà il nome alla Domus

    Per accedere alle due domus bresciane è sufficiente visitare il Museo Romano che ha sede, come detto, all’interno del Monastero di Santa Giulia, che ospita tra l’altro una notevole collezione di antichità romane provenienti dagli scavi effettuati in città e importanti vestigia del periodo Longobardo: a questo proposito, sarà sufficiente ricordare che il Monastero ospitò anche Ermengarda e oggi custodisce la preziosa Croce di Desiderio.

    A coronamento della visita della sezione del Museo dedicata all’epoca romana di Brescia si è condotti quasi naturalmente all’ambiente protetto che ospita le due domus: sospesi su un percorso aereo a circa un metro e mezzo di altezza dalla pavimentazione delle case e dal fondo stradale originario si procede fin nel cuore degli ambienti di queste due abitazioni e se ne possono ammirare con facilità e coinvolgimento emotivo gli splendidi lacerti di affreschi parietali ed i mosaici policromi della pavimentazione.

    La Domus di Dioniso prende il suo nome dalla raffigurazione del dio greco nell’atto di abbeverare una pantera inserita in un pannello a mosaico nel triclinio.

Particolare del mosaico raffigurante Dioniso

    L’abitazione risale probabilmente al II secolo d.C. e dai resti delle pareti possiamo ricostruire la posizione dell’ingresso originario dalla strada come pure il passaggio che portava dalla porta alla corte scoperta su cui si affacciavano anche i vani superiori e dalla quale era garantito l’accesso agli ambienti del piano terra.

    Il triclinio che conserva il mosaico di Dioniso reca anche sulle pareti stupendi affreschi che riproducono motivi coevi che rappresentano forse i gusti eclettici del primo proprietario: una serie di riquadri raffigurano maschere teatrali, uccelli in volo, pesci, erme e paesaggi.

    Accanto al triclinio sorgeva una piccola cucina, che cedeva il suo calore anche ai locali adiacenti, tra cui forse si può individuare un cubiculum (camera da letto) con il pavimento rialzato, sostenuto da colonnine ( pilae ) che consentivano il passaggio dell’aria calda.

    Tra le decorazioni della casa, degna di nota è anche la parete di fondo del cortile, che porta tracce di affreschi  su due registri con scene di pigmei che lottano con un ippopotamo e di un personaggio (un pigmeo in veste di sacerdote di Iside ?) che solleva un candelabro, di ispirazione egizia come era di moda anche a Roma appunto durante il II secolo d.C..

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