Euridice

 

Appare nella tragedia ormai alla fine, quando il dramma si è ormai compiuto in ogni sua fase. Tra le donne che compaiono nell’Antigone, è quella che meglio forse rappresenta la donna greca “normale”: appare poco, parla ancor meno, è riservata ed il suo dramma personale si svolge all’interno del palazzo, fuori dalla scena.

Mentre Antigone è fuori dagli schemi, perchè orgogliosamente tiene testa a Creonte, perchè non rinnega quanto ha fatto e non ne chiede perdono, Euridice è tutta ripiegata su se stessa, il suo dolore è intimo e non deve divenire “spettacolo” per il mondo circostante.

Dice di se stessa: “saprò ascoltare (la notizia della morte del figlio): sono una donna che ha sofferto” (1191)

Nel dramma di Sofocle, poche sono le parole dette da Euridice, ma esse colpiscono il lettore proprio per quanto queste non dicono esplicitamente e lasciano invece all’immaginazione. Come dirà il nunzio, Euridice “avrà ritegno a piangere davanti a tutti, ma in casa , al chiuso, darà ordine alle ancelle di intonare il lutto domestico”  (1247)

Euridice, infine, non reggendo al dolore, si trafigge con un colpo di spada, non senza invocare sul marito Creonte, l’assassino dei suoi figli, “sciagure orribili” (1305)

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